martedì 9 marzo 2010

Cinema Therapy: l'uso dei lungometraggi naturalistici. Parte seconda

Il lungometraggio naturalistico: appunti per un possibile utilizzo in cinema therapy di M. P. Egidi e E. Gioacchini (parte seconda)

Come recentemente abbiamo già espresso nel corso di alcuni dibattiti in rete, riteniamo che a buon diritto l’utilizzo di documentari naturalistici e, come nel caso della Marcia Dei Pinguini, in format di cartoon, si possa prestare in setting di cinema therapy dedicati. I contesti, lo ripetiamo, possono andare da quelli in cui venga valutato importante il target della "rifondazione" di progetti personali di vita, momentaneamente contratti nell'esperienza del singolo o del gruppo, a quelli in cui ci si prefigge di sottolineare l’importanza delle risorse inespresse. In tali situazioni, il passaggio che in metafora riesce creativamente a parafrasare comportamenti tipicamente umani (antropomorfizzazione dell’animale) torna alla persona con correzioni che a volte sarebbero difficilmente accettabili nel senso comune. Ci spieghiamo meglio... In una società moderna, tipicamente aliena dall’uso del mito, ed orientata più in senso "digitale" che "analogico", che permette sempre meno posizioni di giudizio "processuale", la didascalia sottintesa nel testo cinematografico o la morale del racconto, il messaggio della trama, riesce maggiormente ad aggirare l’ostacolo della censura, ed il facile giudizio di “retorica” altrimenti percepito nel messaggio ed a lavorare profondamente. L’ingenuità del personaggio animale, così antropomorfizzato, è accettata, come pure sono by-passati il senso critico o del ridicolo, eventualmente suscitati dagli elementi simbolici del testo. Nel film "La Marcia dei Pinguini", l’abilità del piccolo animale nel passare dalla profondità dell’oceano, alla superficie difficile eppure “possibile” della terraferma, costituisce, ad esempio, una importante metafora della possibilità di scoprire abilità e risorse sconosciute; così come la sua “marcia” è una buona esemplificazione di un percorso verso il cambiamento, la eventuale necessità di una ridefinizione di ruoli.
Il gap generazionale così acutamente tratteggiato e reso caricaturale nella sceneggiatura del film, ingenera riflessioni che superano la critica formale del “risaputo”, dello “scontato”, proprio perché sono animali a parlare di noi, con tematiche che parlano insieme di leggi naturali e di psicologia dell’uomo. Il tema del dolore, della sconfitta, come quello del coraggio ed anche della gratuità degli eventi favorevoli che sembrano spesso poter premiare la perseveranza, il rischio, in fondo l'attesa del positivo, possono articolarsi in ambientazioni inusuali, che li ripropongono in modo ancora originale e nuovo alla rilettura dello spettatore. La nozione scientifica, così romanzata nel testo, finisce per dare forza e credibilità a messaggi più importanti che riguardano la relazione, l'attribuzione personale di senso, gli obiettivi.
Nella parte finale del film, poi, quest’ultimo, l’uomo, è finalmente messo a confronto con se stesso, con la propria capacità di saper nascondere delle verità, di sfruttarle egoisticamente ad esclusivo personale vantaggio o finalmente di farne elemento di progresso insieme per l’individuo e per il gruppo. Da sottolineare l’elemento sottinteso che evidenzia il popolo dei personaggi di questo genere di documentari o film, gli animali e quello degli spettatori, gli uomini, come appartenenti allo stesso territorio e con la necessità di una contestuale armonica convivenza su un identico pianeta. Sensi di solitudine, perso spirito di appartenenza al gruppo, radicali asociali od anche dissociali di alcune personalità, possono utilmente ricevere suggestioni, come motori alla ridefinizione di ruoli, in una silenziosa reverie di racconti personali apparentemente persi nella memoria cosciente e recuperati proprio attraverso la positiva “regressione al servizio dell’Io” che lo spettacolo sollecita.

Foto: La Marche de l'empereur, fotogrammi
Filmografia:
REGIA: Luc Jacquet
FORMATO: Colore
SCENEGGIATURA: Luc Jacquet, Michel Fessler
FOTOGRAFIA: Laurent Chalet, Jerome Maison
MONTAGGIO: Sabine Emiliani
MUSICHE: Emilie Simon
PRODUZIONE: Bonne Pioche, Canal+, Alliance de Production Cinematographique, Buena Vista
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Francia 2005
GENERE: Documentario
DURATA: 80 Min

2 commenti:

Gianni ha detto...

Brava Maria Pina, anche se spesso sono il bastian contrario della situazione sono perfettamente daccordo con te. Il mondo animale rappresenta perfettamente le regole di base della coesistenza tra le specie, su questo pianeta. Purtroppo l'uomo dimentica spesso quanto è importante rispettare regole non scritte dettate da Madre Natura, e volendone scrivere di nuove, procura danni a volte irreparabili. Il mio "non so se OGM SI OGM NO", è solo la mia incapacità di scegliere sulla base di carenti o lacunose conoscenze del problema, e quindi l'impossibilità di prendere posizione su fatti che non conosco. Ti ricordo che sono figlio di contadini, mi hanno insegnato ad amare la terra e la natura e mi piace viverla, ho una casa sui Monti Sibillini e amici con cui condivido, quando posso, lavori nei campi, ricerca di funghi, e giri nei boschi. Pochi conoscono i vari aspetti del problema "natura" e spesso mi inalbero contro quelli che per demagogia o giochi politici diffondono voci non suffragate da fatti dicendo castronerie pur di apparire come portabandiera di una casta eletta. Mi fa piacere scoprire un'altra sfaccettatura della tua persona. Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Caro Gianni, divido il tema di questo post con il nostro Director.
Acutamente, hai di nuovo posto l'accento su un altro nodo focale delle tematiche ambientali (lo hai già fatto, secondo la mia visione, nel tuo post sul blog gemello). L'informazione corretta ed estesa sul tema ambienta fa lavorare il senso critico individuale.
Maria Pina