tag:blogger.com,1999:blog-44111235059441368212024-03-04T20:09:45.529-08:00CINEMA-DRAMA TERAPIACinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.comBlogger25125tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-37127277775385287332013-02-27T13:20:00.002-08:002013-02-27T13:20:27.116-08:00Corso di teatro Drammaterapico per le Risorse 2013<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF9U8V8n11-9w6Pcllt5L_sukbdCvgjZy3hFugOv_EtKAkTqCK3jLRp9g16kwo6NEvXJr7lcVtdIQJiGK2835gd5FWNnsy4n_u0zyyYCnTp9vL2My91-OQQfitrYMO8BfExGfn_Ll26XA/s1600/Teatro+Drammaterapico+2012-+1+incontro+00.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" mea="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF9U8V8n11-9w6Pcllt5L_sukbdCvgjZy3hFugOv_EtKAkTqCK3jLRp9g16kwo6NEvXJr7lcVtdIQJiGK2835gd5FWNnsy4n_u0zyyYCnTp9vL2My91-OQQfitrYMO8BfExGfn_Ll26XA/s320/Teatro+Drammaterapico+2012-+1+incontro+00.JPG" width="320" /></a></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="mso-ansi-language: IT;"><span style="font-family: Calibri;"><em><strong>CORSI DI CREATIVE DRAMA <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E CINEMA-DRAMATERAPIA PER LE RISORSE </strong></em></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="mso-ansi-language: IT;"><span style="font-family: Calibri;">Liberazione delle Risorse e sviluppo della Creatività, questi sono i target che promette di raggiungere il Corso di Creative Drama. L’Atelier DramaticaMente Teatro è, diretto da E. Gioacchini, psichiatra, psicoterapeuta e formatore e da Maria Luisa Pasquarella, attrice e formatrice, in collaborazione con l’Istituto Scuola Romana Rorschach, insieme ad uno staff di professionisti qualificati, provenienti dall’area psicologico-educativa e dello spettacolo.<br />Il Corso è mirato a far sperimentare la possibilità di proiettare fuori di noi, le abilità e la creatività, così realizzando una dimensione autentica della nostra persona, conducendo i partecipanti lungo un percorso provocatorio e ludico, tra le possibilità e le risorse della mente. Un iter attoriale in stage domenicali e laboratori serali per i quali non è richiesta alcuna competenza iniziale. La metodologia si riferisce all’utilizzo della Creative Drama come metodo che permette ai partecipanti l’espressione creativa del proprio “processo artistico”, attraverso una vasta gamma di strumenti quali la recitazione, l’hypnodrama, lo storytelling, la musica, il gioco, la tecnica del mimo, il movimento e la danza.<br /><br />Il corso è indirizzato anche a tutti coloro che intendano approfondire la conoscenza della Drammaterapia per le Risorse, quali educatori, insegnanti, attori, psicologi e professionisti impegnati nella relazione d’aiuto, oltre ad un pubblico non professionale.</span></span><br />
<span style="mso-ansi-language: IT;"><span style="font-family: Calibri;">Agevolazioni nell'iscrizione per professionisti e studenti ed allievi della Scuola Romana Rorschach.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="mso-ansi-language: IT;"><span style="font-family: Calibri;"><span style="color: #741b47;"><strong>SEDI,</strong> </span><span style="color: black;">Roma e Milano</span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 10pt;">
<span style="mso-ansi-language: IT;"><span style="font-family: Calibri;"><span style="color: #741b47;"><strong>INFO</strong></span>,<em> </em></span><a href="mailto:info.atelier@dramatherapy.it"><span style="color: blue; font-family: Calibri;"><em>info.atelier@dramatherapy.it</em></span></a><br /><a href="http://www.drammaterapia.it/"><span style="color: blue; font-family: Calibri;"><em>www.drammaterapia.it</em></span></a><br /><a href="http://www.dramaticamenteteatro.blogspot.com/"><span style="color: blue; font-family: Calibri;"><em>www.dramaticamenteteatro.blogspot.com</em></span></a><br /><span style="font-family: Calibri;">Ermanno Gioacchini (P.I. 10696770584)<br />Cell. 340-3448785<br />Paola Perfetti<br />Cell. 349-3424218</span></span><br />
<span style="mso-ansi-language: IT;">Vito Rocco Genzano<br />Cell. 320-4735565</span><br />
<span style="mso-ansi-language: IT;"></span><br /></div>
<o:p></o:p><br />Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-89895542913566655802013-02-27T13:16:00.003-08:002013-02-27T13:18:54.554-08:00IO RITUALISTICAMENTE, Decostruzione e Rimodellamento del Reale<em><strong>LABORATORIO DIMOSTRATIVO</strong> </em><a href="http://www.dramaticamenteteatro.blogspot.com/" target="_blank"><em>dell’Atelier DramaticaMente Teatro</em></a><em>, aperto al pubblico, in occasione della presentazione dei nuovi corsi di Creative Drama di primo e secondo livello (inizio marzo 2013).</em><br />
<em><span style="font-size: x-small;"></span></em><br />
Traccia per il laboratorio è Julio Cortázar ed il suo pensiero radicalmente anticonformista,intriso di fantastico e fuori gli schemi di una creatività che si costituisca divergente nel dipolo consueto/inusuale.<br />
Ma l’autore, per poter colpire alla radice l’ordine costituito delle cose, deve prima entraci dentro, abitare le stanze della quotidianità del mondo e disvelarne l’intrinseca contraddizione dall’interno. Sintomatico ed insieme emblematico di questo passaggio apparentemente incruento e senza dolore (ma solo apparentemente) sono le Historias de Cronopios y de Famas (1962), un esperimento surrealista ben riuscito che si diverte (perché opera zeppa di comicità) a cambiare costantemente i punti di osservazione dei soggetti, destrutturandola realtà e ricostituendo monumenti alla vena “folle” insita nella interpretazione del reale.<br />
Cortázar esaspera le nostre abitudini sino al grottesco, all’assurdo, ma anche oltre. E’ la ritualità che giunge ad addormentare le possibilità interpretative del nostro Io, ad essere in scena con i suoi racconti. Eidetica, ma sicuramente anche auditiva e cenestesica, l’espressione letteraria di questo autore, che riesce a farci ridere, con tutti i “cinque sensi” dell’invidia, della gelosia, della paura, della vergogna e del pudore, del ruolo codificato, come dei maldestri e comici tentativi di romperlo a volte ed illudersi finalmente liberi!<br />
Il testo di Cortázar, ma ancor prima la sua acuta critica dell’ovvio, alla ricerca dell’autentico, offre spunti speciali alla riflessione nel processo di costruzione teatrale, come nella decodificazione dei “drama” che sono sottesi alla drammaturgia.<br />
Il Teatro-Laboratorio dell’Atelier, enfatizza ad usare il pensiero creativo e sollecita ad entrare nelle brevi emblematiche storie dell’autore, ad esercitare anche solo per poco un’utile ed importante destrutturazione del modello del mondo che adottiamo, per chiederci come arricchirlo senza effetti collaterali!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0KH9RZj4qoTvr2RCkNsqJaBwcpcF6mBzTcFnxhdfLrT3UPPtB_NIroDSksNZzSSQ_U4qcGfftpubmoSOGmkVx-4RYXKLNGlqg_wdhUCLZ-Fhjor2zHBnbgMbRW0NVYPK52vNQAX5g2qA/s1600/Teatro+Drammaterapico+2012-+1+incontro+il+principe+ranocchio+collage+1.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0KH9RZj4qoTvr2RCkNsqJaBwcpcF6mBzTcFnxhdfLrT3UPPtB_NIroDSksNZzSSQ_U4qcGfftpubmoSOGmkVx-4RYXKLNGlqg_wdhUCLZ-Fhjor2zHBnbgMbRW0NVYPK52vNQAX5g2qA/s400/Teatro+Drammaterapico+2012-+1+incontro+il+principe+ranocchio+collage+1.JPG" width="400" /></a></div>
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<strong>INFO</strong><br />
Sede, Roma<br />
<a href="mailto:info.atelier@dramatherapy.it" target="_blank">info.atelier@dramatherapy.it</a><br />
<a href="http://www.dramatherapy.it/">www.dramatherapy.it</a><br />
Ermanno Gioacchini<br />
(P.I. 10696770584)<br />
Cell. <a href="tel:340-3448785" target="_blank">340-3448785</a><br />
Paola Perfetti<br />
Cell. 349-3424218<br />
Vito Rocco Genzano<br />
Cell. 320-4735565
Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-22952359916314839602011-02-01T01:56:00.000-08:002011-02-05T11:48:04.122-08:00Cinema Therapy e Cinema-Drama Terapia, Disegni Sociali e Artistici, di Plino Perilli<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9xsWyu2baFcANHSdHgz4j2VB6K7L1NPTPqjVZWSMenhP_AjpE0jIOiJmV1P9FuqvZ65VRrU-9gfD2u-nClGDCdR05NglX1NFmnKxUw8qtGcgMDCQ7HcEJ7kf3JXXLUJ6X7CKlvcLZ8vs/s1600/Drammaterapia%252C+Plinio+Fissatigre+4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="307" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9xsWyu2baFcANHSdHgz4j2VB6K7L1NPTPqjVZWSMenhP_AjpE0jIOiJmV1P9FuqvZ65VRrU-9gfD2u-nClGDCdR05NglX1NFmnKxUw8qtGcgMDCQ7HcEJ7kf3JXXLUJ6X7CKlvcLZ8vs/s400/Drammaterapia%252C+Plinio+Fissatigre+4.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Plinio Perilli durante la conferenza introduttiva alla piece drammaterapica<br />
"Il Fissatigre" di E. Gioacchini, 2007</td></tr>
</tbody></table> <span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Il <strong>3 febbraio a Roma</strong>, presso il Creative Drama & In-Out Theatre (CDIOT), sarà ospite <strong>Plinio Perilli</strong> con la presentazione del suo ultimo volume "<strong><a href="http://lucabagatin.ilcannocchiale.it/2010/06/07/costruire_lo_sguardo_recension.html">Costruire lo Sguardo</a></strong>", vastissimo e intreccaito repertorio sui rapporti tra il Cinema e tutte le altre Arti. L'autore presenterà anche il <strong><em>Seminario di Cinema-Drama Terapia</em></strong> condotto dal direttore del CDIOT,<strong> E. Gioacchini</strong>.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;">@ <em>P. Perilli</em></span></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Che il Cinema, per la sua stessa natura, rituale e implosa, di piccolo-grande scenario o spettacolo di Psiche, sia dotato o possa essere comunque utilizzato, sollecitato per le sue forti virtù affabulanti, catartiche e dunque terapiche, apparve chiaro fin dai suoi primordi. E se le gags rutilanti delle prime comiche di Cretinetti e Max Linder, l’immenso Charlot, perfido e melanconico, lo stesso “lunare” Buster Keaton, i metafisici fratelli Marx, Stan Laurel e Oliver Hardy… lenivano i traumi storici o esistenziali del primo approccio e ingresso nella Modernità (ma anche l’inferno della Grande Guerra, il purgatorio del dopoguerra), i grandi romanzieri per immagini carezzavano per virtù d’intreccio, dramma risolto, vicissitudine salvifica, la voglia e forza di progresso che l’Europa e il Mondo tutto chiedevano in fondo a ‘900.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma anche qui, c’è misura e misura. Ci furono insomma registi che restarono alla superficie dei problemi e dell’anima, ed altri che invece si tuffarono a picco fin dentro ai gangli del dissidio (sociale), del malessere (individuale) – insomma di quella che già Herr Nietzsche battezzava “la malattia chiamata uomo”…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Così Tempi moderni (1936), tanto per dire, non fu solo la parodia ma anche il lenimento scanzonato e insinuante contro le tare e le accelerazioni del fordismo industriale, e insomma dell’alienazione accelerata del nuovo mondo del lavoro… </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per virtù doppiamene artistica, gli autori devoti al surrealismo (Luis Buñuel su tutti) giunsero a lidi e plaghe dello spirito annodate e misteriche: corroboranti d’eccezione, diciamolo, per la macchina Cinema –sempre del resto alle prese con le più insondabili potenzialità dei “generi”… Si pensi al gran lavoro che un regista come Hitchcock ha svolto sui reconditi ardimenti o stordimenti di psiche… Veri e propri classici come Io ti salverò (1945) o Vertigo – La donna che visse due volte (1958), ne danno ampiamente conto. Non a caso la notissima sequenza del sogno che perseguita Gregory Peck – in Io ti salverò – fu “disegnata” da Salvator Dalì… Quando poi la Decima Musa trovò altri veri e propri geni come Bergman, Welles, e poi Kubrick – non poté più esserci alcun dubbio: il Cinema celava e proteggeva in sé una fortissima carica psicoterapica, immaginifica, di puro e sano transfert in nome di ogni pur bieco dramma da disciogliere, di ogni ennesima, commedia da rappresentare, e in cui forse addirittura poter noi stessi entrare…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Entrare, entrarci – entrar direttamente dentro allo schermo e a quelle stesse storie, come ci induce a fare in fondo l’esilarante, autocritico Woody Allen con la sue farse serissime e insieme scanzonate (Io e Annie, 1977; Manhattan, 1979; soprattutto, La rosa purpurea del Cairo, 1985)… </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Da noi, intanto, Totò e Peppino, in qualche modo perfino Sordi e Manfredi, Tognazzi e Gassmann e tutti gli altri moschettieri della cosiddetta “commedia all’italiana”, facevano un gran lavoro se non altro sull’inconscio collettivo –per non dire sulle tare (talvolta anche sui pregi!) del “costume”…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma i gran registi delle contraddizioni, del malessere –della terapia dell’Io verso l’incomunicabile, spesso inaccettabile Altro da sé) furono Fellini e Antonioni– diversissimi ma anche assimilabili. La dolce vita e Otto e mezzo, L’avventura, La notte, L’eclisse, Deserto rosso… furono film che, in pieni anni ’60, raccontarono meglio dei sociologi o degli scienziati di psiche il travaglio di una società consumistica che col benessere del consumismo inoculava però, assieme, anche i veleni, lo stress, mille ansie indicibili.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuqsE96DAkJgIUPdE0OYslXswOm21gYwcPiZswcorVBKuekrOtMpQeeIPuauz9WOzn1QN4-8M75dnj6QLpEBwlwy4KmN7qH5xxTTuXibgvQNtE9eSTQUneIxGxqDau37hwdynyx-R8yB5u/s1600/mancosu.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuqsE96DAkJgIUPdE0OYslXswOm21gYwcPiZswcorVBKuekrOtMpQeeIPuauz9WOzn1QN4-8M75dnj6QLpEBwlwy4KmN7qH5xxTTuXibgvQNtE9eSTQUneIxGxqDau37hwdynyx-R8yB5u/s200/mancosu.jpg" width="183" /></a></div><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Restiamo al fermento italiano: una nuova generazione (allora, di baldi giovani!), quella dei Marco Bellocchio e dei Bernardo Bertolucci –affidò al cinema certo un ruolo privilegiato, nella grande rivolta sociale (ma soprattutto psicologica, introiettata) succeduta e sospinta dal ’68… E anche qui, film come I pugni in tasca, Il conformista, Ultimo tango a Parigi, ebbero grandi meriti di sincerità e denudamento doveroso.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Pier Paolo Pasolini, intanto, continuava il suo gran lavoro combinatorio tra immagine e poesia, protesta e denuncia… Ma –udite udite!– affidate all’arte. Titoli come La ricotta (1963), Uccellacci e uccellini (1966), Teorema (1968), lasciarono il segno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E molti altri grandi numi tutelari continuavano a mettere in discussione –per fortuna– la nostra malcelata tranquillità o crisi d’ansia borghese, le nostre false sicurezze, le malattie meno diagnosticabili ma certo non meno infauste… Ingmar Bergman con –tra gli altri tanti capolavori – Il posto delle fragole, 1958; Sussurri e grida, 1972; Scene da un matrimonio, 1973; L’immagine allo specchio, 1976… Lo stesso Kurosawa migliore (quello ad esempio di Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, 1970); Jacques Tati e il Playtime dell’alienazione (1967)…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ad ogni generazione che sopravviene, il Cinema trova, gioca nuove chances di denudamento dell’Io, e cento approcci fantasiosamente psicoterapici: addirittura di laica, mimetica rappresentazione (come una volta fu per il teatro!) di tanto e tale malessere. Lo fece Wim Wenders con la sua Germania ancora piena di cicatrici e ferite storiche, insomma con gli angeli “umanati” de Il cielo sopra Berlino (1987)… Lo fece Pedro Almodóvar coi più belli dei suoi film – ed una Spagna che appena uscita dal franchismo e da una grigia dittatura anche della coscienza, ritrova desideri, fervori, perfino incubi nuovi: Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988), Tutto su mia madre (2000), Parla con lei (2002)…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Con Quentin Tarantino –e il vizio/vezzo di un fin troppo statunitense, e più che estremo genere “splatter” –arriviamo all’ultimo gradino della discesa ad inferos di un moderno, modernissimo “male di vivere”… Una risultanza e una reazione violenta alla mera e cruda violenza che –per fortuna – sfocia come in un’autoparodia catartica, in un’accelerazione plasticata e giocata… Ed è in fondo proprio la tecnica (eventualmente la postmoderna contro-morale!) dell’accelerato genere “horror”… Le iene (1992), Pulp fiction (1994), restano per fortuna solo fiction… Più ce ne rendiamo conto, più le allontaniamo da noi, dal nostro habitat e dal nostro cuore… </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Qualcosa da individuare e strappar via, come una neoplasìa, un tumore forse ancora benigno che la Società non può permettersi, né ammettere: se non proprio mettendolo in scena, calandolo e cauterizzandolo in Spettacolo, nel teatro perenne o subitaneo, trasparente o perfettamente calcato, sudato, dei nostri eventi d’esistenza: “Il Teatro: ecco la trappola” – fa dire Shakespeare ad Amleto – “in cui prenderò la coscienza del re”…</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nient’altro davvero è il buon Cinema che un inopinato, trasfigurante teatro per immagini. Terapia ed empatìa assolute, se lo spettatore/paziente vi si affida con la serenità di chi anche da fermo sa e vuole intraprendere dei lunghissimi viaggi interiori.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><span style="color: blue;">Testo consigliato</span></strong>: <strong>Plinio Perilli</strong>, <em><a href="http://www.deastore.com/autore/Plinio%20Perilli.html">Costruire lo Sguardo</a></em> (Storia Sinestetica del Cinema in 40 grandi registi”), Gruppo Mancosu, Roma, 2009.</span></span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
<span style="font-size: x-small;"></span></span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-47633064894136429312011-01-29T02:28:00.001-08:002011-01-29T02:28:48.381-08:00ALTRE VISIONI, performance di canto per voce nuda ed arpa bardica, di N. Maroccolo e C. Lauri<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Il <strong>3 febbraio a Roma</strong> (h. 20.30), il Creative Drama & In-Out Theatre, diretto dallo psicoterapeuta E. Gioacchini presenta una intensa performance di voce ed arpa, nel contesto di un seminario di Cinema-Drama Terapia, aperto a pubblico e professionisti del settore.</span></div> <br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVadEp1TbST7Im3r4Pyf542TCUQxDFYZqmLpWUcMPMcXzZgnnzYegmRzWnR_tCeA0bPbQka7l0-GRWuyrBosc3qlwXcFe7FyCEwEowjGYgNAyB_GElM8jxqKzcKFBQJWpXsd3h7E8nMsA/s1600/Cinema-Drama+Terapia%252C+Altre+Visoni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="291" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVadEp1TbST7Im3r4Pyf542TCUQxDFYZqmLpWUcMPMcXzZgnnzYegmRzWnR_tCeA0bPbQka7l0-GRWuyrBosc3qlwXcFe7FyCEwEowjGYgNAyB_GElM8jxqKzcKFBQJWpXsd3h7E8nMsA/s400/Cinema-Drama+Terapia%252C+Altre+Visoni.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><strong><span style="font-size: x-small;"><span style="background: yellow; color: black; font-family: "Calibri", "sans-serif"; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><em><span style="background-color: white;">Perfomance di N. Maroccolo e C. Lauri</span></em></span><span style="background: yellow; color: black; font-family: "Calibri", "sans-serif"; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="background-color: white;"> alla Galleria d’Arte Moderna,<br />
intitolata a Giacomo Manzù, di Ardea, 8</span><a href="http://draft.blogger.com/" name="_GoBack"></a><span style="background-color: white;"> ottobre 2010</span></span></span></strong></td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nina Maroccolo, insieme alla musicista Cristiana Lauri, moderne e delicate trovadore, seguendo l’intuizione e il bisogno di “Altre Visioni”, accompagnano, teatralizzano e cantano sul palcoscenico della cinema-drama terapia, fabulando in una singolare performance artistica. Attivando le emozioni del pubblico, concederanno ad esso lo specchio ideale in cui ritrovarsi. </span></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><span style="font-family: Arial;"><span style="font-size: x-small;">Ingresso gratuito (gradita prenotazione), </span><a href="mailto:info.atelier@yahoo.it"><span style="font-size: x-small;">info.atelier@yahoo.it</span></a></span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-64987231704387840702011-01-25T06:54:00.000-08:002011-01-25T06:54:18.843-08:00Che cosa è la Cinema-Dramaterapia<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per discutere di cinema-dramaterapia è necessario fare qualche premessa epistemologica e metodologica sulla Cinema Therapy.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La funzione sciamanica, quasi 'profetica' che può essere riferita all'arte, nel contesto psicoterapeutico della cinema therapy, è realizzata pienamente in quello che secondo Birgit Wolz e molti altri psicoterapeuti è definito come “sciamanesimo moderno”. Si tratta di un lavoro interno al soggetto, suscitato dalla pellicola, in un setting di terapia, ma anche formativo e ricreativo. In queste situazioni, quella che viene ad essere stimolata è una “catarsi”, nell’accezione più moderna del termine, che spesso si svolge senza discussione esterna visibile, senza un’interpretazione del dialogo -una serie di operazioni mentali che coinvolgono profondamente i processi inconsci nella sfera cognitiva ed emozionale dell’individuo (Tyson, Foster, e Jones, 2000), anche al di fuori della sua consapevolezza. In drammaterapia la catarsi è l’equivalente di un processo rappresentativo che comporta una nuova attribuzione di senso a quanto si esperisce nella specifica rievocazione. In tale direzione lavora quello che definiamo processo dramma terapico, una costante stimolo da parte del vissuto rappresentato dal soggetto e dal gruppo ad evocare quanto sommerso: in questo consiste il drama.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quest’ultimo concetto ci riporta a re-introdurre nella comprensione del meccanismo “curativo” l’importanza dell’azione, della partecipazione sensoriale-emotiva, all’attribuzione di significato propria dell’insight, quale comprensione della propria vicenda nel contesto degli elementi più significativi della personalità. Dunque, la dimensione transferale colta da Freud in poi nei sentimenti (agiti o pensati, consapevoli o meno, verso il terapeuta e verso il mondo). Afferma Fornari in proposito: “…il transfert significa che gli affetti non presentano se stessi, ma stanno al posto di qualcosa d’altro, di altri affetti, per altre persone. Il transfert contiene la situazione teatrica, nel senso che l’affetto per una persona trasforma la persona in qualcosa che sta al posto di un personaggio”. Ed in questo particolare approccio terapeutico è fondamentalmente rispettata la libertà del rapporto e la sua profonda indipendenza proprio attraverso la dimensione della “intersoggettività”, che non esclude le dinamiche transferali, ma che sottolinea la laicità nella relazione d’aiuto, rispetto al modello paternalistico o solo informativo di alcuni contesti (della trasmissione dei dati). Il Glossario del Researching Society and Culture dà questa definizione del termine "intersoggettività: “ …è costituita dal senso commune dai significati comuni costruiti dagli individui nelle loro interazioni reciproche ed utilizzati come risorsa costante per interpretare il senso degli elementi della vita sociale e culturale” (Second Edition, Clive Seale Editor). Quanto espresso bene si condensa nelle parole di Hans Jonas quando afferma che “…la responsabilità verso l'altro non ha tanto la funzione di determinare quanto quella di rendere possibile”. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Appare immediatamente evidente come, nella visione di un film, si realizzi una intensa condivisione “culturale” di alcuni contenuti che, tuttavia, lasciano possibile la “significazione” personale della trama, delle azioni, degli eventi descritti. Questo coinvolgimento dello “spettatore”, dove guidato, discusso ed elaborato, elicita una fantasmatica che ripropone conflitti e risorse ed offre una preziosa opportunità verso il superamento ed il cambiamento. L’apparente “mascheramento” della propria vicenda, come rivissuta, all’interno del soggetto cinematografico, riproduce esattamente quanto avviene nello psichismo con i significati manifesti, ma poi, paradossalmente offre la possibilità di togliere la maschera alle zone d’ombra della persona, quelle che sono sempre responsabili del sequestro delle energie e delle risorse, altrimenti utilizzabili ed inerisce ai contenuti latenti. Attraverso il setting di cinema therapy vi è lo stimolo ad costante processo d’identificazione (assimilazione al personaggio o discostamento da lui) che fanno dello stesso setting terapeutico un “oggetto transazionale” (E. Gioacchini, 2005). Afferma Birgit Wolz, una delle voci più autorevoli della cinema therapy: “…l’'osservazione di un film ha un effetto magico, più di qualsiasi altro mezzo di narrazione; i film hanno la potenza di dipingerci fuori da noi stessi e nell'esperienza dei loro personaggi. Allo stesso tempo, è spesso più facile mantenere una distanza o una prospettiva sana durante l'osservazione di un film di quanto lo sia in situazioni di vita reali”…e sarebbe proprio questo elemento che nel contesto di una qualsivoglia psicoterapia darebbe luogo a processi di trasformazione e guarigione. Inoltre, deve essere osservato che questo felice accostamento alla “verità” umana del soggetto, sia da parte dello stesso che del terapeuta nel setting di cinematherapy è mediato attraverso la condivisione, ma non permette inganni nei confronti dell’autenticità, eludendo molte delle possibili resistenze del soggetto.</span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se quanto brevemente riassunto descrive l’essenza della cinema therapy, è nella stessa azione cinematografica che risiede il senso della cinema-drama-terapia, così coniato (E. Gioacchini, 2006); sia che venga utilizzata in contesti clinici o solo a scopi di formazione o ricreativi.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si deve premettere che questa metodologia non si riferisce unicamente al sincretismo tra il setting drammaterapico e quello della cinemathearpy, quale giustapposizione di due metodi. Formalmente si può descrivere l’operazione distinguendola in due momenti: 1) quello dell’azione dramaterapeutica che ha avuto luogo con la contestuale ripresa registrata e (2) quella che si riferisce alla possibile ridefinizione terapeutica attraverso l’elaborazione da parte del gruppo. Ma non si tratta unicamente di questo. A significare il modo intimo e sinergico in cui vi è l’incontro delle due tecniche, basterebbe notare come, nella prima fase, il grande '"occhio" del mezzo di ripresa che registra la situazione in atto viene sfruttato nella sua indubbia azione “interferente” su quanto si sta svolgendo.. Infatti, nella situazione di ripresa, mentre è in atto il processo dramma terapeutico, non c’è solo un soggetto/oggetto del gruppo o l’audience del pubblico, a rappresentare l'altro (quanto perfomato dagli attori), ma è piuttosto l’intero gruppo, il “teatro” nelle sue componenti ad essere oggetto di una osservazione “aliena”: la macchina da presa. La drammatizzazione viene inserita in una meccanismo del tipo matrioska, che riporta il processo ad una costante meta-categorizzazione delle relazioni; una comprensione non unicamente affidata all'azione e, per molti versi, direttiva. La ripresa cinematografica, quindi, non soltanto possiede la funzione di registrazione utile per la seconda fase del briefing e dell’analisi da parte del gruppo, ma inerisce a un diverso modello di funzionamento dello stesso, che è insieme soggetto osservante ed osservato; funzionamento meno affidato ad un concetto di catarsi del tipo “evacuativo”, prestandosi a sollecitare quella distanza “estetica” dal conflitto che è richiesta e la fase di visione sollecita maggiormante. Osserviamo che, in tale situazione, il gruppo, gli attori, il regista sanno di essere “osservati” e registrati” e questo dato, con il tempo, viene a perdere il significato di elemento di disturbo, a vantaggio di uno stimolo alla ricerca introspettiva maggiore: una specie di gancio conscio-inconscio che sollecita l’emergenza dei contenuti inconsci, piuttosto che distrarre, come apparentemente si potrebbe supporre. Questa consapevolezza, infatti, crea reazioni di continuo di controllo e perdita di esso, nella paradossale ricerca del proprio spazio privato spontaneo ed autentico. La macchina da presa è comandata dal Director o anche da uno dei partecipanti e compie riprese che hanno il duplice scopo di sollecitare ed esplorare attraverso ottiche differenti (chi riprende) la stessa scena.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un esempio può aiutarci a comprendere meglio. Consideriamo il fattore 'resilienza' nel contesto dello stress che il “drama” sta esprimendo in una data situazione performativa del setting drammaterapico. Nel caso della cinema-dramaterapia, il gruppo degli attori non si confronterà più soltanto con la vicenda rappresentata, ma sarà disponibile un tempo supplementare di rielaborazione e significazione più analitica di quanto avvenuto (sulla falsa riga dello statuto operativo della micropsicanalisi). E’ così intuibile come la cine-drama-terapia colleghi elementi del teatro con quelli del cinema: il soggetto, mentre gioca la sua parte, è solo apparentemente 'distratto' da propria 'narrazione esterna' e, piuttosto, finisce per offrire quasi sempre una massiccia proiezione di se stesso sulla scena. Questo accade grazie al lavoro dramaterapeutico svolto precedentemente, nell’apprendimento della parte e nella interpretazione del personaggio. La scena finale registrata può poi essere ri-analizzata ed elaborata all'interno del gruppo, proprio come accade nella cinema therapy, nel confronto tra quanto esperito ed ora ri-visto. E’ qui l’attore che esercita un ascolto finalmente responsabile della propria “azione scenica”, ovvero attraverso una nuova consapevolezza.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dobbiamo ritenere che quanto Winnicot indica al terapeuta come strada verso l’autenticità” dell’essere, quando afferma “Il medico che ha paura della verità deve imboccare un'altra professione (D.W. Winnicott), debba essere assunto e condiviso anche dal paziente.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Crediamo, tuttavia, che la coscienza dell’individuo sia una funzione evidentemente dinamica e complessa, che non può essere ridotta all’esercizio noetico e dunque all’insight. Essa alberga in in corpo mentalizzato, così come la nostra mente è anche fondamentalmente corpo, sensazione, emozione, dunque azione. Nella dramma terapia ed anche nell’uso del mezzo cinematografico ritroviamo questa interezza di sollecitazione.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">"Spensi all’uomo la vista della morte, poi lo feci partecipe del fuoco", così Eschilo descrive i due doni che Prometeo ha dato all’Uomo: la speranza che non vede (la morte) il dono del fuoco che, come interpreta Platone è il saper tecnico(conoscenza) e il saper fare (capacità operativa) per cui la tecnica e i suoi progressi sarebbero basati sull’illusione dell’immortalità.</span><br />
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</span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-86422294250369831692011-01-24T05:58:00.000-08:002011-01-25T10:53:03.815-08:00CINEMA-DRAMATERAPIA SEMINARIO: Una Camera a Guado nello Stagno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1YsLTLQBbKmLAYm6a1_TgNNo1nvhCtqo896heC0SbeLTodQ0YuOIdcBEHkwKbh2lZTPPq-Y8G8IQcXnjLvaSN2OtcynvfQ5qRQOY_RCz9FLCINcVeSyGd8FGzOP_ImpOSduv9JWwphNU/s1600/Locandina+Cinema-Dramaterapia+Seminario+feb+2011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" s5="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1YsLTLQBbKmLAYm6a1_TgNNo1nvhCtqo896heC0SbeLTodQ0YuOIdcBEHkwKbh2lZTPPq-Y8G8IQcXnjLvaSN2OtcynvfQ5qRQOY_RCz9FLCINcVeSyGd8FGzOP_ImpOSduv9JWwphNU/s400/Locandina+Cinema-Dramaterapia+Seminario+feb+2011.jpg" width="286" /></a></div><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><strong>Roma, 3 febbraio 2011</strong></span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><br />
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">L’ottica di una camera che riprende sopra e sotto la superficie del guado. Per metà Ranocchio e metà Principe, l’interprete-personaggio è condotto dentro la pellicola a rivisitare i propri gesti ed abiti, mentre continua a lavorare il processo dramma-terapico: cinema-dramaterapia.</span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Il Seminario sarà preceduto dalla </span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Presentazione del Volume</span><br />
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><br />
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">"<em><strong>Costruire lo Sguardo</strong></em>"</span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><br />
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">di Plinio Perilli, </span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Ed. Mancosu, Mi.2009</span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><br />
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Performance Introduttiva</span><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><br />
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><strong>Nina Maroccolo</strong></span><br />
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<span style="font-family: Courier New;">vai al <strong><a href="http://www.comunicati-stampa.net/com/cs-119058/">COMUNICATO STAMPA</a></strong></span><br />
<span style="font-family: Courier New;">prenotati<strong> </strong><a href="mailto:info.atelier@dramatherapy.it"><strong>info.atelier@dramatherapy.it</strong></a></span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-70000695945903260202010-10-25T11:18:00.000-07:002010-10-25T11:23:27.521-07:00Cinema Alchemy: Using the Power of Movies for Healing and Transformation by Birgit Wolz.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs8VwZEeSgcRER4Y_B8GhkHAX3X3Q5Ug-SU0-VfKGT7dj7rutmWqkJCeGcnFMtsAc0IbXL-4UxvVaYpbewgBDFJu6l4H48gaBmQQEMFTQ4VNRZyl_I2wKvDpsqaAy208xYb3rIbbF-Dfaj/s1600/marquee.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" nx="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs8VwZEeSgcRER4Y_B8GhkHAX3X3Q5Ug-SU0-VfKGT7dj7rutmWqkJCeGcnFMtsAc0IbXL-4UxvVaYpbewgBDFJu6l4H48gaBmQQEMFTQ4VNRZyl_I2wKvDpsqaAy208xYb3rIbbF-Dfaj/s200/marquee.jpg" width="200" /></a></div><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un interessante Workshop di <strong>Cinematherapy</strong> sarà tenuto dal 20 al 25 febbraio 2001 presso il <a href="http://www.esalen.org/">Esalen Institute</a>, Big Sur, California. <strong><a href="http://www.cinematherapy.com/">Brigit Wolf</a></strong> ci informa che si tratta di un workshop esperenziale...</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><em>Inquiries into our emotional responses to movies open a window to our soul. How we relate to a film's archetypal motifs reveals our inner life. Together we build a bridge between our realizations in "reel" life and our experiences in real life. Watching films with conscious awareness makes us recognize aspects of our shadow self, and help us find our authentic self and essence. </em></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Potete trovare la completa descrizione del seminario a questo <a href="http://webapp.esalen.org/workshops/8936">link</a>. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Registrazione: 831-667-3005 o </span><a href="mailto:info@esalen.org"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">mailto:info@esalen.org</span></a><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Buona Fortuna per il tuo Workshop, cara Birgit!. Noi continuiamo a seguire le linee guida del tuo lavoro. Cinema-dramaterapia Team (listed in <a href="http://www.cinematherapy.com/professionaldirectory.html">Cinematherapy.com Professional Directory</a>)</span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-45671384948403131562010-10-03T02:09:00.000-07:002010-10-03T03:07:05.540-07:00Cinema, Cinema-forum, Cinematherapy: come vediamo i film oggi<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">@ M. Pina Egidi, E. Gioacchini</span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Il cinema e tutto quanto gira intorno alla sua costruzione sono oggi in una accellerata evoluzione che promuove nuove riflessioni. La sua nuova dimensione tecnologica, le modalità di fruizione sono profondamente cambiate. Arte cinematografica e prodotto on demand per un identico spettatore? </span><br />
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</div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Chiedete a chi è nato prima degli anni ottanta di raccontarvi un film visto ai tempi in cui era studente, sposina, militari di leva e -sette volte su dieci- vi parlerà non solo della pellicola, ma anche della circostanza in cui l'hanno vista. Vi descriverà la sala o la piazza dove è stato proiettato, rievocherà la serata, le emozioni, nominerà le persone che erano con ui, saprà indicare, se non la data esatta, almeno la stagione dell'anno di quell’evento. Insomma, vi descriverà una storia –il film- dentro a un'altra storia -la sua-, magari distorta dalla nostalgia, incompleta e, se non reale, almeno realistica, dove le emozioni del momento vissuto si mescoleranno a quelle rievocate dal ricordo del film.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sagre patronali, quando la gente si recava in arene improvvisate sulla piazza di paesini, portando con sé la sedia da casa e tutta la comunità partecipava all'evento, con commenti estemporanei e battute lanciate dal fondo, condividendo e enfatizzando emozioni collettive. Domeniche pomeriggio di uscita coniugale, con il vestito buono, ritualizzate come la messa grande delle undici e l'aperitivo nei tavoli all'aperto di un bar. Il gruppo di amici riuunito, nelle sale di seconda visione, a sghignazzare sul film scollacciato negli anni settanta. Educazione (o diseducazione) sentimentale collettiva iniziata, nei pomeriggi dopo la scuola, davanti a “Il Tempo delle Mele” e “Laguna Blu” nei primi anni ottanta.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfKeRyQOHbvWd6ifGBYRXSNDUb-PyEio6NEW0gf1ZWZAK_wLfHNSEz7_kJhVNOxSON__zmDdLKwt-wqRaxsXp8NiXC4sChAdEfZSqYhpGkrt2HQJOPH5hKJa7NDvHhiOC6ZFhk6ZM5KSl7/s1600/Cinematherapy,+Cinema+Paradiso.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" px="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfKeRyQOHbvWd6ifGBYRXSNDUb-PyEio6NEW0gf1ZWZAK_wLfHNSEz7_kJhVNOxSON__zmDdLKwt-wqRaxsXp8NiXC4sChAdEfZSqYhpGkrt2HQJOPH5hKJa7NDvHhiOC6ZFhk6ZM5KSl7/s320/Cinematherapy,+Cinema+Paradiso.jpg" width="228" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il valore aggregativo del cinema e il suo ruolo di formazione, celebrato in molte scene da “Nuovo Cinema Paradiso”, è andato perduto? A una prima analisi, forse sì, se si pensa, ad esempio, alla fruizione dei cinema multisala, nei contesti urbani. Il “cinemino” sotto casa, o la sala di seconda visione per assistere a proiezioni in totale relax con gli amici sembra un ricordo lontano. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E’ della stessa idea Emanuele Protano, critico cinematografico di Point Blank (<a href="http://www.pointblank.it/">http://www.pointblank.it/</a>), come ci evidenziava in un nostro incontro non molto tempo fa: </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“<em>Il cinema ha perso il suo valore aggregativo......Oggi il cinema è più un discorso individualista: è ancora un aggregatore numerico, ma non esperienziale. La gente va in massa al cinema, ma non ci va in quanto “massa”, ma in quanto migliaia di unità. Questo mi pare facilmente comprensibile e constatabile da ognuno di noi. Se il cinema è ancora aggregativo (il che è tutto da dimostrare) allora lo è in maniera post-esperienziale, ovvero composto da gente che DOPO il film se ne ritrova a parlarne in maniera così disinteressata, la maggior parte delle volte…</em>”. La stessa maggiore diffusione di “pellicole” (possiamo ancora chiamarle così?) attraverso le reti web permette la fruizione del prodotto cinematografico in una dimensione “solitaria”, che quindi spesso viene a privarsi dell’elemento di discussione sociale su di essa.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">D’altra parte, la trasformazione digitale del cinema che è in atto, con l’utilizzo sempre maggiore di una tecnologia tesa all’effetto, sia nel senso del realismo (vedi 3D), sia di superamento fantastico di questo, comporta tendenzialmente un irretimento dell’attenzione dello spettatore su aspetti che sono più formali, appunto spettacolari, con un conseguente disinteresse per la validità della “storia”; questa dinamica è maggiormente osservabile nelle fasce più giovani del pubblico. Già nel 1996, a proposito di media e televisione, il sociologo francese Jean Badudrillard <em>(Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?</em> Cortina Raffaello Ed. 1996) definiva il furto della realtà -la tendenza della realtà a sparire davanti ai nostri occhi- “il crimine perfetto”; infatti la mente moderna, tecnologizzata, non si limiterebbe ad accettare la realtà virtuale, ma arriverebbe a preferirla. Riguardo quest’ultimo aspetto, desideriamo sottolineare che, ad esempio, l’iperspazio virtuale di un film si presta a immedesimazioni in termini di virtualità sonora e visiva, che si prospetta possa diventare sempre più multisensoriale, che vanno oltre quella squisita qualità che da sempre ha avuto il cinema, cioè la capacità di “mentire” attribuita alle sue immagini ed al loro uso artistico, e questo non è riducibile solo in termini di stimolazione percettivo-emozionale. Quello che si immagina possa avvenire è il passaggio del cinema e della narrativa da luogo di fruizione di “visioni” a quello di “vissuti”. trasmettere L’elemento di mediazione tra la realtà e l’uomo non può essere costituito prevalentemente da un apparato fisico, così come il nostro pensiero ha bisogno del dubbio, funzione categoriale diversa dalla stima statistica. A tale proposito, può essere utile ricordare come Freud, alla lusinga offerta dai Surrealisti alla sua psicanalisi, quando celebravano l’arte come espressione diretta dell’inconscio, opponeva invece uno sdegno, perché egli pensava che tra il serbatoio delle nostre più profonde energie e l’espressione artistica esista una “velatura” che dà senso, un campo, dunque, indefinito e personale che non è riproducibile o semplicemente dicibile in termini di pulsione e percezione. E, se riflettiamo bene, sino a non molto tempo fa, il massimo prodotto eidetico della mente era costituito solo dall’arte. Oggi, il cinema non può essere schivo al fascino della tecnologia, ma certamente in esso questa non costituisce l’elemento da privilegiare. Si tratta di un problema alquanto datato e che riguarda in genere tutte le fore di arte. Anche per il cinema riteniamo tuttora valida la risposta di Bertold Brecht, secondo il quale, l'arte, in generale, non è uno specchio con cui riflettere la realtà, ma un martello con cui darle forma. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quanto descritto certamente possiede un ruolo di distrazione dai messaggi più importanti che una pellicola può trasmettere. Non si vuole qui esprimere un giudizio sulla validità o meno di questo ruolo emergente, spesso solo ricreativo ed usa&getta del cinema e rischiare di cadere in valutazioni scorrette o superficiali; preferiamo invece indagare dove sia ancora presente la funzione aggregativa, educativa, esperienziale della fruizione del prodotto cinematografico.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si è accennato poco sopra ai contesti urbani: senza dubbio, la nascita dei cinema multisala o di piccole cittadelle sviluppatesi intorno ad essi, dove si può cenare, fare shopping, incontrarsi –cioè fare altro, che non solo andare al cinema- risponde alle esigenze della grande città. E' molto più semplice trascorrere una serata in un sito ove tutti i componenti che costituiscono il momento di evasione sono raccolti in un unico sito, in maniera da offrire ogni servizio a portata di mano.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In simili contesti, diventa limitativo dire che “si va al cinema”…</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Senza mettere in discussione una tale modalità di fruizione, legata a logiche economiche, è tuttavia innegabile che tale contesto sia altamente dispersivo e che venga meno la condivisione dell'evento. In tali circostanze. È alto il rischia di perdere la memoria emotiva del film appena visto, perdendo così una delle più belle funzioni del cinema che gli appassionati conoscono bene.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se si vuole ritrovare il sapore della condivisione vera e profonda del cinema, è nei cineforum che va cercata e, in particolare, in iniziative di tale genere che nascono in risposta a situazioni di criticità e di fragilità culturale. Cenacoli di discussione sul cinema e contesti dove quest’ultimo trova un uso dedicato alla terapia (cinematherapy) trovano d’altra parte sempre una maggiore diffusione nel nostro paese ed all’estero.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
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<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La provincia italiana, dove la vita quotidiana è fortemente condizionata dai ritmi e/o ai problemi dell'economia locale, offre, a parere di chi scrive, molti esempi di situazioni in cui si può ritrovare “l'antica” modalità di godimento del cinema, con il valore aggiunto che molte iniziative nascono spontaneamente “dal basso”, senza cioè interventi manageriali.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La proiezione di pellicole di successo della stagione invernale, durante le sagre estive, è ad esempio ancora viva in molti piccoli centri del Lazio e, in alcuni casi, sono nate spontaneamente delle vere e proprie rassegne di grande qualità, curate da appassionati e cultori della materia locali.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Prendiamo degli esempi vicino alla capitale. Nel reatino, è attiva la rassegna dedicata a Fausto Tozzi , che si è strutturata in maniera sempre più professionale , ma senza perdere la caratteristica della fruizione di piazza e di animazione per il piccolo centro che la ospita. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A Itri, provincia di Latina, è attivo il CinemaBrigante, nato da un gruppo di giovani auto-organizzatisi, con l'obiettivo dichiarato di migliorare “la qualita della vita degli appartenenti alla comunità locale.” Il gruppo organizza il Cineforum permanente , attivo durante l'anno a seconda delle situazioni contingenti, che è caratterizzato da due elementi fondamentali e imprescindibili: 1) prima della visione del film in programmazione, tutti i partecipanti propongono o suggeriscono, sotto la guida del moderatore, eventuali pellicole da proiettare nella settimana successiva, anche illustrandone la trama; 2) i titoli proposti vengono votati democraticamente per alzata di mano e il film con maggiori consensi, ovviamente, è proiettato nella settimana successiva. La stagione del cineforum si sviluppa così, step by step, con una caratteristica di continuità conferita dalle decisioni collettive e condivise. In una situazione come quella appena descritta è evidente come venga a crearsi un evento altamente partecipato che risponde a molteplici necessità: il desiderio di stare insieme in modo diverso, di condividere identici percorsi di crescita nello scambio e di arricchimento personale, la reazione a sistemi e contesti di vita spesso avvertiti poco stimolanti.</span></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-84877827697874948372010-06-02T11:27:00.000-07:002010-06-08T14:48:05.946-07:00Cinematherapy: la Commedia all'italiana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBpyAR9eVNfAKm5k1sYUloyRS-b2gvP65xu_Nasj2zoFgjdIz7uhN1C8q06FvzyuwsgRe_PTGyvnnwrCNbSYezMsPepuWVTdHEEuwgoUsj4QMvlfezYNxTXXcOB-IaynhLHDSfy6xF7R7T/s1600/Cinematerapia,+commedia+all%27italiana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" gu="true" height="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBpyAR9eVNfAKm5k1sYUloyRS-b2gvP65xu_Nasj2zoFgjdIz7uhN1C8q06FvzyuwsgRe_PTGyvnnwrCNbSYezMsPepuWVTdHEEuwgoUsj4QMvlfezYNxTXXcOB-IaynhLHDSfy6xF7R7T/s400/Cinematerapia,+commedia+all%27italiana.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Commedia all'italiana, ci chiediamo se i suoi contenuti possano interpretare spirito e costume di altri luoghi, vista la intensa caratterizzazione dei personaggi ed interpreti che l'hanno fatta, registi ed attori, personaggi e contesti. La domanda è retorica poichè la storia degli ultimi quarant'anni di cultura e cinema hanno ampiamente dimostrato che la nostra cara "commedia", quella specie di teatro nel cinema -mi piace immaginare-, ha coivolto nella visione spettatori di ogni latitudine.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Film come Totò Cerca Casa (1949) di Steno-Monicelli; Il Vedovo Allegro (1949), Totò Sceicco (1950) di Mario Mattoli; La Banda deli Onesti (1956) di Camillo Mastrocinque; Nata a Marzo (1957) di Antonio Pietrangeli; I Soliti Ignoti (1958), La Grande Guerra (1959), Risate Di Gioia (1960), I Compagni (1963) e L'Armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli; Il Buono, Il Brutto E Il Cattivo (1966) di Sergio Leone...tanto per citarne solo alcuni. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Mario Monicelli, in un'intervista di Francesca Arceri, intitolata "Il (sor)riso amaro della commedia all’italiana", afferma: </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><em>"...</em><em>Sì, perché infatti ridono. Non solo in Italia, ridono i francesi, gli americani e i cinesi. Questi ultimi amano molto la commedia all’italiana, la doppiano anche. Dovreste sentire Totò parlare in cinese! Universale perché i sentimenti sono sempre quelli, non cambiano mai: né con i secoli né con i paesi</em></span>".</div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quel pregio speciale di far sorridere ed anche intensamente ridere su temi drammatici che si riferiscono alla "lotta" per la vita, nella giungla metropolitana o moderna di un civiltà che ha il coraggio di mostrare il suoi lati fragili, vulnerabili, non posside limiti culturali. Sospende la coscienza ed ha fatto di quelle pellicole poesie agresti e cittadine, scardinando per un poco i limiti "severi" e rigorosi tra il bene ed il male, il brutto ed bello, il buono ed il cattivo. E' il pregio della umanità e della creatività che sanno usare l'ironia, tentando una dissacrante anatomia dell'uomo, per restituirlo agli affetti della comunità, che fosse la famiglia, il gruppo, la banda, la strada. Lezione di alta arte che certamente si presta ad essere utilizzata in cinematherapy per queste stesse motivazioni,e che fonisce un ampio ventaglio di situazioni e motivi.</span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-44061653166951436142010-06-02T08:56:00.000-07:002010-06-16T04:50:10.337-07:00CONFERENZA-LABORATORIO: Dentro la Pellicola, Cinematherapy e Cinema-dramaterapia<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4XLxP2qU0Qmv6JTCAVYcjf2XUvS8WWH1LU7YTPCXTS6xnhRyzku4YsXRXAidPFS3c_DjdzfrK-uLKopSB1DtBUDl8d_qQUUf5Btx0Yb0nmf7aa_OfD4jfBAY9vmHlRKNUlOopzNNJriGX/s1600/Cinematerapy+&+Cinema-Dramatherapy,+inside+the+movie.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" gu="true" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4XLxP2qU0Qmv6JTCAVYcjf2XUvS8WWH1LU7YTPCXTS6xnhRyzku4YsXRXAidPFS3c_DjdzfrK-uLKopSB1DtBUDl8d_qQUUf5Btx0Yb0nmf7aa_OfD4jfBAY9vmHlRKNUlOopzNNJriGX/s640/Cinematerapy+&+Cinema-Dramatherapy,+inside+the+movie.jpg" width="456" /></a></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> <strong><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">venerdì 11 giugno (h.20,30)</span></strong></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: center;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div><div align="center"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: blue;"><strong><a href="http://www.comunicati-stampa.net/com/cs-95203/">Conferenza e laboratorio sulla Cinema Therapy</a></strong></span> tenuti da E. Gioacchini e M. P. Egidi, <em>Atelier di Drammaterapia per le Risorse</em> -Roma (riferimento scientifico, <a href="http://www.cinematherapy.com/">Cinema Therapy</a> di Brigit Wolz). </span></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dopo un veloce primo tempo, che darà codice e legenda per la lettura del laboratorio successivo, i partecipanti sono condotti dentro la pellicola e rivisitare con i propri gesti ed abiti la proiezione di stralci cinematografici che raccontano la storia di tutti e una macchina con un’ottica specifica a riprenderla. Invito gratuito rivolto ad addetti ai lavori e professionisti del settore, oltre che al pubblico.</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-size: x-small;"><strong>Info e prenotazioni</strong>: Cell. <strong>340-3448785</strong> o scrivendo a </span><a href="mailto:cinematerapia@yahoo.it"><span style="font-size: x-small;"><em><strong>cinematerapia@yahoo.it</strong></em></span></a></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5OIUEovFdIQO4XrRp0Ic5duxDShJgpiLEmbIgAmxsnfstNgH_zl1tGmGzzEh5637HXKdXswMFXWVaOktwZ4Dh_X8fjMNV85Yjh-jIXoSKTS1Pc-9qI8ZpO25tjFyX3KyXKa19-XqYP0Us/s1600/Cinematerapia+01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" gu="true" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5OIUEovFdIQO4XrRp0Ic5duxDShJgpiLEmbIgAmxsnfstNgH_zl1tGmGzzEh5637HXKdXswMFXWVaOktwZ4Dh_X8fjMNV85Yjh-jIXoSKTS1Pc-9qI8ZpO25tjFyX3KyXKa19-XqYP0Us/s320/Cinematerapia+01.jpg" width="320" /></a></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><strong><span style="color: blue;">Poster:</span></strong> <em><span style="color: purple;">Fotolia_7341268_S</span></em>, </span></span><a alt="" href="http://it.fotolia.com/id/7341268" title=""><strong><span style="color: blue; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">ktsdesign</span></strong></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"> - Fotolia.com</span></div></div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPcaY3nZv9CGAk3WqWFW9Vg6Pp_tG7cvEbb4WRhz0tYE3oVHdhBYA11RTN_h0JPp7SydhioHG9Gca4X0UEc7qHaIBrMLlGwkUFssPS3wH7VhoLuSXxJCxud02FscsjFyQEGJdF0u0QW_Ui/s1600/ktsdesigna+-+Fotolia.com.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: x-small;"><img border="0" gu="true" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPcaY3nZv9CGAk3WqWFW9Vg6Pp_tG7cvEbb4WRhz0tYE3oVHdhBYA11RTN_h0JPp7SydhioHG9Gca4X0UEc7qHaIBrMLlGwkUFssPS3wH7VhoLuSXxJCxud02FscsjFyQEGJdF0u0QW_Ui/s200/ktsdesigna+-+Fotolia.com.jpg" width="200" /></span></a></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-87015138163379941792010-06-02T01:49:00.000-07:002010-06-02T02:49:18.390-07:00Cinema-Dramaterapia, la Commedia Italiana: Il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo può dare<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La commedia all’italiana, attraverso le interpretazioni dei grandi "mostri sacri", ci ha fornito una galleria di personaggi ritratti impietosamente nelle loro meschinità e nella loro ristrettezza di vedute, di interessi, di atteggiamenti. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Personaggi non proprio esemplari o encomiabili, ma descritti e interpretati con tale maestria che, attraverso i moti del cuore, sono entrati nella memoria collettiva, nonostante si tratti di ladruncoli, arruffoni, imbroglioni, illetterati, sciovinisti, dongiovanni da strapazzo e via dicendo. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’avarizia, la fame cronica, le piccole astuzie sono quelle di Pantalone, di Pulcinella, di Arlecchino, ma non basta a riscattarli la gloriosa eredità diretta delle maschere della Commedia dell’Arte, poiché le loro deficienze etiche sono profonde, anche se giustificate dalle circostanze storiche (la guerra, la ricostruzione) o culturali (la borgata, la provincia) entro cui si muove la trama. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Eppure, ritengo che, se volessimo rinvenire nel cinema il prototipo del “grande eroe”, lo dovremmo ricercare proprio tra i personaggi della Commedia all’italiana (si parla della commedia di autore, beninteso). </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">No, non aspettiamoci di rinvenire tra i personaggi secondari un coraggioso giovane, dai capelli biondi mossi dal vento che fa da controparte alla macchietta protagonista. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Gli eroi veri sono proprio loro: i personaggi di Fabrizi, Gassman, Sordi, (nomi che solo a scriverli, tremano i polsi), il romano sbruffone e pavido, il pacioso uomo di mezza età, il pugile suonato e la nuova maschera, il grande Totò, solo per citarne alcuni. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Niente Rambo, nè Indiana Jones, niente muscoli d’acciaio o nervi saldi, niente sprezzo del pericolo. Qui si parla di altro. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“<em>Il coraggio, se uno non ce l'ha, non se lo può dare</em>”, diceva Don Abbondio. Ma è veramente così? </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non voglio contraddire Manzoni che , tra l’altro, non esprime con questa frase il proprio pensiero bensì una riflessione coerente con il carattere del suo personaggio (non a caso, interpretato proprio da Alberto Sordi, nell’ultima rivisitazione televisiva de “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/I_promessi_sposi_(sceneggiato_televisivo_1989">I Promessi Sposi</a>”.</span></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><object height="350" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/oCs8_hu898A&rel=1"></param><param name="wmode" value="transparent"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/oCs8_hu898A&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="350"></embed></object></div><div style="text-align: justify;"><a href="http://www.territorioscuola.com/youtube/view.php?video=oCs8_hu898A&feature=youtube_gdata&title=Promessi+Sposi%3A+%22Quel+ramo+del+lago+di+Como...%22+Parte1" target="_blank">Courtesy TerritorioScuola</a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La vita personale insegna a tanti che coraggio ed eroismo possono essere pane quotidiano; come vogliamo chiamare , altrimenti, quella forza silenziosa e costante che ci fa sopportare i disagi, i malesseri e i problemi? Siamo forse meno eroi di un condottiero nella battaglia, quando affrontiamo o decidiamo i cambiamenti? </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il mondo è pieno di eroi silenziosi che non sanno di esserlo. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E allora, la tradizione della Commedia all’italiana, ci mostra questo afflato alla grandezza, al beau geste che è presente anche nelle coscienze più vili. Ritengo, senza dover fare ricorso ai numerosi riferimenti bibliografici di settore, che il coraggio, sia esso il colpo di reni o le piccole dosi di eroismo quotidiano, siano patrimonio evolutivo della specie umana. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ci è voluto fegato a lasciare la comoda vita sugli alberi e la dieta frugivora per passare alla stazione eretta e alla conquista di nuove nicchie.</span></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEq9Exj227qWMspgF2ffSy9E9krQU-EfbE0bne6yIrbAZ7WubhUBT-GVvrMDIfzqZ5KknQDQtmlmJW3HOBG6Oq_ayfNUY3bYsaUoW7zlz-mJgPMxfv1LT0Ty_7nlM6pRotuvWsXuEL_4Zd/s1600/Cineamaterapia,+La+Grande+Guerra+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" gu="true" height="130" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEq9Exj227qWMspgF2ffSy9E9krQU-EfbE0bne6yIrbAZ7WubhUBT-GVvrMDIfzqZ5KknQDQtmlmJW3HOBG6Oq_ayfNUY3bYsaUoW7zlz-mJgPMxfv1LT0Ty_7nlM6pRotuvWsXuEL_4Zd/s200/Cineamaterapia,+La+Grande+Guerra+1.jpg" width="200" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Spesso, in molte pellicole, l’atto di eroismo arriva alla fine, ed è inatteso, drammatico, capace di sovvertire il tono della trama. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Vogliamo ricordare il finale de “<a href="http://it.movies.yahoo.com/l/la-grande-guerra/index-346548.html">La Grande Guerra</a>”, che proprio commedia leggera non è, dove il romano Oreste Jacovacci ed il milanese Giovanni Busacca, dopo essere sopravvissuti con piccoli mezzi ai pericoli del fronte, muoiono fucilati per non farsi umiliare dal disprezzo dell’ufficiale dell’esercito asburgico.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Oppure <a href="http://www.youtube.com/watch?v=al1cjWJrDtQ&feature=related">Alberto Sordi</a> che ritrova amore e dignità, gettando nella piscina con un sonoro ceffone l’uomo politico di cui ha accettato di diventare portaborse perché stufo di una “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Una_vita_difficile">Vita Difficile</a>”.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E infine la scena più bella, più grandiosa. L’unica parolaccia pronunciata da Totò in un suo film, una frase che, nella circostanza del film e detta da un vero principe, supera il più nobile squillo di tromba.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Guardiamo quell’eroismo che tracima, che irrompe, che DEVE rivelarsi e a poco a poco rompe la scorza di miseria morale da cui è avvolto il colonnello dell’esercito italiano, interpretato da Totò. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Osserviamo gli sguardi dei soldati italiani, schierati in attesa della decisione del loro ufficiale: non vi sembra di vedere la certezza, la fiducia che il momento del riscatto morale, proprio e del loro ufficiale, sta arrivando inesorabile? </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghg7xiQbzggUHQUsfy_miYvCG2dTc0_8SFVceSHThsNL3OfBwb0LVeT9bSxFJx7kgrF3l2tFWTE61YWJKKWIqW3zB1EzQHPkn2qojm3Qi5sXmzkRx9h714Ms0PluhwtTlJey6_53l4sO2y/s1600/Cinematerapia,+I+due+Colonnelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" gu="true" height="162" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghg7xiQbzggUHQUsfy_miYvCG2dTc0_8SFVceSHThsNL3OfBwb0LVeT9bSxFJx7kgrF3l2tFWTE61YWJKKWIqW3zB1EzQHPkn2qojm3Qi5sXmzkRx9h714Ms0PluhwtTlJey6_53l4sO2y/s320/Cinematerapia,+I+due+Colonnelli.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E non vi viene voglia di unirvi alla catarsi di quei personaggi meschini che ci hanno fatto vedere una guerra di occupazione, fatta di miserie, inciuci e piccole prepotenze, senza valori né ideali? Fosse pure una catarsi riassunta dal gesto così italiano, partenopeo, da “tarallucci e vino” di Nino Taranto sullo sfondo, ma così naturale e quotidiana. </span></div><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Tutto è qui, in questa scena de “I due Colonnelli".</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“<em>Tutto il resto è silenzio</em>”, Amleto, W. Shakespeare.</span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-24215899433904653282010-04-27T01:36:00.000-07:002010-06-08T14:49:31.959-07:00CINEMATHERAPY “Le rughe non coprirle che ci ho messo una vita a farmele venire”<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiepfHTlbT4UcMnaRUwRc905f_NGAJ7MRuFYry7VY2_6Q9R56JMAfJUzb1j5QEXBBVFrNuQU4g0rzl-q1n7xvBucyoy15WDpnOR1gv_2ybOzBkGI-_83T-LdXidLVRJr1oGOKNqHdhJ25ql/s1600/sandrelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiepfHTlbT4UcMnaRUwRc905f_NGAJ7MRuFYry7VY2_6Q9R56JMAfJUzb1j5QEXBBVFrNuQU4g0rzl-q1n7xvBucyoy15WDpnOR1gv_2ybOzBkGI-_83T-LdXidLVRJr1oGOKNqHdhJ25ql/s400/sandrelli.jpg" tt="true" width="400" /></a></div><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">@ Maria Pina</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“<em>Le rughe non coprirle che ci ho messo una vita a farmele venire</em>”. Così rispose la grande </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Magnani"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Anna Magnani</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> al suo truccatore. Le grandi attrici, soprattutto le attrici di teatro, sanno che la maturità apre nuove porte all'interpretazione e offre nuovi ruoli con cui confrontarsi: guai quindi a mantenere inalterato l’aspetto fisico, senza lasciare che il passare degli anni faccia emergere sul volto e sul corpo le esperienze vissute.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma oggi bellezza e gioventù sono un diktat indiscutibile per tutti, uomini e donne.Bellezza e gioventù che si traducono in una lotta spietata, sfibrante a ogni segnale che faccia discostare l’immagine individuale dall’aspetto che si aveva a venticinque anni.Pelle di porcellana, capelli di seta, corpo tonico e magro non sono richiesti solo a chi svolge un’attività legata all’uso della propria immagine, ma sono vissuti come una necessità imperativa in ogni aspetto relazionale della vita quotidiana. E per ogni segno dell’età esiste un rimedio, persino per ritoccare i primi afflosciamenti delle ginocchia femminili (Demi Moore docet).</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Chi scrive, donna in corsa vertiginosa verso la terza età, non sfugge a questi condizionamenti e ciò sia detto per fugare ogni possibile dubbio sulla buona fede di questo intervento. La propria faccia allo specchio di prima mattina, così come l’approssimarsi della prova bikini, provocano sudori freddi anche negli animi più saldi, e non credo di sbagliare in questa valutazione. Tuttavia, qui non si vuole parlare delle legittime e dovute cure alla propria salute/bellezza, né si vuole stigmatizzare la vanità personale che presenta risvolti positivi quando si traduce in buon gusto nel vestire, in rispetto per sé stessi e per la vita sociale, quando diventa espressione di creatività e benessere interiore. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si vogliono affrontare i risvolti patologici della risposta individuale delle pressioni esterne che vogliono vincenti solo i “giovani-belli-magri”. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La diffusione di disturbi alimentari (bulimia, anoressia) o la paura dei cambiamenti del fisico (dismorfofobia) non è disgiunta dai condizionamenti esterni dovuti all’affermazione di un modello individuale che esclude l’imperfezione e il cambiamento. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non si può nascondere che spesso anche il cinema ha contribuito a far affermare un modello di donna (e di uomo) perfetto sotto questo punto di vista; ma, per ogni cinepanettone che celebra la divetta del momento, esiste un film di spessore, comico o drammatico, dove </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Susan_Sarandon"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Susan Sarandon</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Meryl_Streep"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Meryl Streep</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> mostrano la loro gloria di dive mature.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per rimanere in ambito italiano, si pensi a </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stefania_Sandrelli"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Stefania Sandrelli</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> e alla sua quarantennale/cinquantennale carriera. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Attrice ventenne, è il fulcro di pellicole della migliore commedia all’italiana: come non solidarizzare con </span><a href="http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=7687"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Marcello Mastroianni</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> che si arrovella per uscire dal suo stanco matrimonio e sposare la sua dolce e inarrivabile cugina? </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E chi non si sente di dare dello stupido a </span><a href="http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=22026"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Peppino</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">, che rifiuta Agnese perché non più pura in “Sedotta e abbandonata”? </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A trentacinque anni, una Sandrelli dal corpo ammorbidito dall’età fa sognare gli adolescenti che vagheggiano la sapienza e l’erotismo rassicurante della mezza età nel film “</span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/La_chiave_(film_1983)"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La Chiave</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">”. Oggi Stefania Sandrelli ha circa 65 anni; onestamente non so se il chirurgo estetico abbia mai toccato il suo volto, ma di sicuro non segue diete.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Recentemente sullo schermo ha interpretato il ruolo della madre in “</span><a href="http://www.mymovies.it/film/2010/laprimacosabella/"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La prima cosa bella</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">” di Paolo Virzì: un ruolo difficilissimo -da cui il binomio bellezza-gioventù è escluso- e cioè quello di una donna in età, ormai malata terminale di cui viene ricostruita la vita fuori dagli schemi condotta nel passato. A interpretare il ruolo di lei da giovane è chiamata Micaela Ramazzotti, bellissima, incantevole, in quanto la bellezza della protagonista è elemento essenziale dello sviluppo della trama.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma guardiamo le ultime dolorose immagini del film: un impietoso primissimo piano è fissato sul volto della </span><a href="http://www.youtube.com/watch?v=12PLbUk5R14&feature=related"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sandrelli</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> e lo spettatore si perde negli occhi dell’attrice, è rapito dalla dolcezza della sua voce e delle sue parole, ne segue le pieghe del suo sorriso. Occhi, voce, sorriso: sono questi i veicoli della bellezza che nasce dalla accettazione di sé e della propria storia, conquista per alcuni e consapevolezza istintiva per altri, a dimostrazione che il tempo non distrugge, ma trasforma l’avvenenza giovanile nel più duraturo fascino.</span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-10782580312213574512010-04-01T00:38:00.000-07:002010-06-08T14:54:07.204-07:00AVATAR, tra spettacolo ed ecologia...<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">@ <em>Maria Pina</em></span><br />
<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sebbene la letteratura del cinema riporti come primo esempio di fantascienza “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggio_nella_Luna">Viaggio nella Luna</a>” di Georges Mélies, del 1902, tuttavia solo negli anni cinquanta il genere si afferma con le connotazioni che oggi gli riconosciamo, vale a dire l’ispirazione scientifica alla base della storia narrata. Astronomia, fisica, tecnologia spaziale, biologia, informatica, chimica, cibernetica, ecologia foniscono i presupposti su cui si innescano anche altre discipline, non ultime la storia e l’archeologia. Ambientazioni affascinanti e a volte visionarie, effetti speciali sempre più arditi, l’utilizzo integrato di mezzi e strumenti aggiuntivi in grado di aumentare la suggestione e il coinvolgimento dello spettatore: questi sono progressivamente diventati gli ingredienti sempre più indispensabili alla science fiction. </span></div><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><object height="364" width="445"><param name="movie" value="http://www.youtube-nocookie.com/v/7JDaOOw0MEE&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube-nocookie.com/v/7JDaOOw0MEE&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="445" height="364"></embed></object></div><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il cinema di fantascienza è un genere sempre più controverso e ambiguo: a questo filone appartengono pellicole di estrema povertà, come anche opere tra le più impegnate e di spessore della storia del cinema. Si pensi a un cult del genere come “</span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/2001:_Odissea_nello_spazio"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">2001: Odissea nello spazio</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">”; ci siamo lasciati alle spalle l’inizio del millennio e i viaggi sulla luna al suono de “</span><a href="http://www.youtube.com/watch?v=dG4Eomr807c"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il Bel Danubio Blu</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">”: essi non fanno parte della prassi quotidiana, ma quanta verità profetica nella supremazia del computer sulla gestione delle attività umane!</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">“Se qualcuno ha capito qualcosa, ciò significa che io ho sbagliato tutto”, ebbe a dire Stanley Kubrick, il regista e chi scrive ricorda ancora interminabili discussioni tra amici cinefili sulla corretta interpretazione della storia narrata.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sebbene la letteratura di fantascienza si sia storicamente strutturata ed evoluta molto prima del corrispondente genere cinematografico, quest’ultimo ha colmato il gap temporale e ormai ha raggiunto, dagli anni cinquanta in poi (inizio storico della science fiction), un altissimo livello di ricercatezza mentre continua a sperimentare soluzioni sempre più ardite. Una semplice comparazione mentale tra qualche titolo degli ultimi cinque anni e il recentissimo “Avatar” basta per dimostrare la rapidità di evoluzione di questo genere cinematografico. Vincitore di tre premi Oscar nel 2010 (migliore fotografia, migliore scenografia e migliori effetti speciali), “</span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Avatar_(film_2009)"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><strong>Avatar</strong></span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">” è il film evento della presente stagione cinematografica. L’opera è un riuscito mix di trama avventurosa e di effetti speciali, ma contiene anche molti spunti di riflessione sulle tematiche ecologiche e sui meccanismi politici ed economici dello sfruttamento delle risorse ambientali. Non soltanto evasione e meraviglia , non soltanto intrattenimento, quindi, dalla fantascienza, ma anche interrogativi e riflessioni, a volte persino implicazioni etiche che permangono nello spettatore.</span><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiteWnXMXSGi1Z9UwbC55FYVk0B4kq6XKX1GCiDuxLoB1gnOFBrJqVq1T1OwiT9kS6nnfgacSsDyQpVM_DUSX3HgtReafAX137fMFwtykBuwbtBWKxMmvrLTjdMzFupe9aSUut72usJmjlR/s1600-h/Avatar%202.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="203" nt="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiteWnXMXSGi1Z9UwbC55FYVk0B4kq6XKX1GCiDuxLoB1gnOFBrJqVq1T1OwiT9kS6nnfgacSsDyQpVM_DUSX3HgtReafAX137fMFwtykBuwbtBWKxMmvrLTjdMzFupe9aSUut72usJmjlR/s320/Avatar%202.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E quale effetto può produrre nella sfera emozionale e comportamentale? Si ipotizza qui un’analisi che può ben applicarsi anche alle situazioni più estreme e fantasiose della science fiction. Per godere la rappresentazione in cui il mondo conosciuto è sovvertito nei suoi strumenti e nelle sue relazioni, si debbono dimenticare schemi logici, esperienze acquisite, abitudini mentali. Bisogna accettare, per esempio, che esistano creature diverse che vengono da altri mondi, con altre culture e altri valori (lezione non da poco per contrastare razzismo e latente). Di certo la visione di un film di fantascienza non permette l’esercizio di creatività dal testo scritto in cui si lascia al lettore la possibilità di visualizzare, con la sua immaginazione, un cielo con tre lune o un mondo dove bambini di seconda elementare progettano il loro edificio scolastico. Tuttavia l’accettazione di una realtà diversa da quella che l’esperienza quotidiana e la propria interpretazione del mondo, presupposto necessario della visione di un film come “Avatar”, rappresenta uno spunto non sottovalutabile per spingere lo spettatore a chiedersi se esista “altro da qui”, uno stimolo a conoscere mondi “alieni”, nel senso di estranei, non ancora esplorati.</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Mi permetto la possibilità di esprimere una sottile soddisfazione da “scienziato” sulla fantascienza, sia letteraria che cinematografica: questo genere mostra come le scienze esatte, per molti sinonimo di aridità e schematicità di pensiero, permettano un largo esercizio di poesia e di creatività.</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">C’è un famoso racconto, “</span><a href="http://fantabiblioteca.altervista.org/racconti/omnilingue.html"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><strong>Omnilingue</strong></span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">”, in cui la chiave per comprendere la lingua dell’antica civiltà marziana è la tavola periodica degli elementi, in quanto l’idrogeno è sempre idrogeno, sulla Terra come su Marte. Una bella lezione di dialogo interculturale, che fa cadere il pregiudizio fantascienza=evasione. </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><strong><span style="color: blue;">Schede Film</span></strong>:</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">TITOLO ORIGINALE: <strong><span style="color: #4c1130;">Le voyage dans la Lune</span></strong> <span style="color: black;">TITOLO ORIGINALE:</span> <span style="color: #4c1130;"><em><strong>AVATAR</strong></em></span></span></span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">REGIA:Georges Méliès </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">SCENEGGIATURA: Georges Méliès </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Attori: Victor André: Luna (faccia); Bleuette Bernon: Ragazza sulla Luna; Victor André; Brunnet: Astronomo; </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Depierre: Astronomo; Farjaux: Astronomo; Kelm: Astronomo; Georges Méliès: Professor Barbenfouillis; Jeanne d'Alcy; Henri Delannoy: Capitano; Ballerine del corpo di ballo dello Châtelet ; Acrobati delle Folies-Bergère: Seleniti </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Paese: Francia </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Anno: 1902 </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Durata: 14 min </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Colore: B/N </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Audio: muto </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Genere: fantascienza, parodia </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Soggetto: Jules Verne, H. G. Wells </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtn1toQCYqK79RPZJiqHpX5xMJETCfVBhs-aFV5JLOxI5nc2-zBF2Ciea_OzA494vzqPwCr7skaE__ngd8heoN9o4QxBWaARbCXw_UkqySjB8bK7L7Rt3uDs-qnflAR5OX29QoTuuS0n-X/s1600-h/Avatar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="236" nt="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtn1toQCYqK79RPZJiqHpX5xMJETCfVBhs-aFV5JLOxI5nc2-zBF2Ciea_OzA494vzqPwCr7skaE__ngd8heoN9o4QxBWaARbCXw_UkqySjB8bK7L7Rt3uDs-qnflAR5OX29QoTuuS0n-X/s320/Avatar.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">TITOLO ORIGINALE: <strong><span style="color: #4c1130;">Avatar</span></strong></span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">REGIA: Jay Chandrasekhar</span></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">SCENEGGIATURA: Jay Chandrasekhar, Jonathan Davis, Kevin Heffernan, Steve Lemme, O'Brien John, Paul Soter, Erik Stolhanske</span></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">ATTORI: Seann William Scott, Johnny Knoxville, Jessica Simpson, Burt Reynolds, Willie Nelson, MC Gainey, Michael Weston, David Koechner, Lynda Carter, Nikki Griffin, Maxwell Jacqui, Carol Dupuy, Louis Dupuy, Brian Edwards, Charlie Finn, Franchi Larry , Gadison Tobi Brown, Hendershot Casey, Alicen Holden, Jaderlund Henry</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">FOTOGRAFIA: Lawrence Sher</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">MONTAGGIO: Haxall Lee</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">MUSICHE: Nathan Barr</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">PRODUZIONE: Le Immagini Gerber, Warner Bros. Pictures</span></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures</span></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">PAESE: USA 2005</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Genere: Azione</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">DURATA: 106 min</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Formato: Colore</span></div></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">USCITA CINEMA: 02/09/2005</span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtn1toQCYqK79RPZJiqHpX5xMJETCfVBhs-aFV5JLOxI5nc2-zBF2Ciea_OzA494vzqPwCr7skaE__ngd8heoN9o4QxBWaARbCXw_UkqySjB8bK7L7Rt3uDs-qnflAR5OX29QoTuuS0n-X/s1600-h/Avatar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></a></div></div></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-28429478515288855872010-03-20T00:45:00.000-07:002010-06-08T14:51:33.863-07:00Cinematherapy & Drammaterapia, un nuovo Corso ad Aprile a Roma<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigtmN00xKlJtTcQADc7br-Vnf_mv1xWlHurCg9MWqXqw_FVQWmGC8u20kIXzZd4ZgFDeEA0vWsOCrxfoQeH3tcSje6w3bU3S3Ckk3IdHlsDS5PpfZl-41rJbuxnDTbzdGePMmaDRGCgiIg/s1600-h/Immagine%20190.jpg" imageanchor="1" style="cssfloat: left; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigtmN00xKlJtTcQADc7br-Vnf_mv1xWlHurCg9MWqXqw_FVQWmGC8u20kIXzZd4ZgFDeEA0vWsOCrxfoQeH3tcSje6w3bU3S3Ckk3IdHlsDS5PpfZl-41rJbuxnDTbzdGePMmaDRGCgiIg/s400/Immagine%20190.jpg" vt="true" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Anche un modulo di <em><strong>cinematherapy,</strong></em> secondo la lezione americana di Brigit Wolz, all'interno del nuovo corso di <strong><a href="http://drammaterapia.blogspot.com/2010/03/ll-c.html">Drammaterapia per le Risorse</a></strong> in partenza il 9 aprile a Roma. La sponsorizzazione scientifica è dall'Atelier di Drammaterapia Liberamente sotto l'egida della <a href="http://www.dramatherapy.it/">Società It. di Ipnosi Sperimentale, Clinica ed Applicata</a> e dell' <a href="http://www.scuolaromanarorschach.org/doceboCms/">Istituto Scuola Romana Rorschach</a>.</div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibDfWHPbOIW2maDEBsSPsbk8oV5pLqzJDNjSRuaAIg4RYYF3d5_wOIaGrppRhkqI9TUMyvRicViLnWQrPKyWyTo9FU5FnuBBNG_JIQ9Cu9qQw7s6Of8as3XzKx0pmajjw0xWH3UHltVR4p/s1600-h/Drammaterapia,%20Atelier%20LiberaMente%200.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibDfWHPbOIW2maDEBsSPsbk8oV5pLqzJDNjSRuaAIg4RYYF3d5_wOIaGrppRhkqI9TUMyvRicViLnWQrPKyWyTo9FU5FnuBBNG_JIQ9Cu9qQw7s6Of8as3XzKx0pmajjw0xWH3UHltVR4p/s200/Drammaterapia,%20Atelier%20LiberaMente%200.jpg" vt="true" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Momento didattico all'interno dell'Atelier <br />
all'interno di una piece drammaterapica,<br />
dicembre 2007</td></tr>
</tbody></table><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Il Corso, diretto dallo psichiata e psicoterapeuta romano E. Gioacchini, si articolerà in seminari, conferenze e laboratori serali (al venerdì), con l'intervento di docenti provenineti dall'ambito psicologico e dello spettacolo. La metodologia si riferisce all’utilizzo della drammaterapia come metodo che permette ai partecipanti l’espressione creativa del proprio “processo artistico”, attraverso una vasta gamma di strumenti quali la recitazione, l’hypnodrama, lo storytelling, la musica, il gioco, la tecnica del mimo, il movimento e la danza. I partecipanti saranno guidati alla sperimentazione ed elaborazione personale del linguaggio teatrale, che passa sia attraverso la riscoperta di sé, del corpo e delle sue possibilità espressive, che la riformulazione di un nuovo rapporto con l’esterno -lo spazio, gli oggetti e gli altri. </div></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">In particolare, il modulo di cinematerapia sarà tenuto dal dott. E. Gioacchini e dalla dott.ssa Maria Pina Egidi. Il primo incontro è fissato per venerdì 9 aprile (h. 20,00). Iscrizioni a numero chiuso.</div></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="color: blue;"><strong>INFO</strong></span> Per informazioni ed iscrizioni ci si può rivolgere alla segreteria del <strong>CDIOT</strong> al Tel 335-8381627 - Fax: 06-86211363/70. E.mail, <a href="mailto:info.atelier@dramatherapy.it"><em>info.atelier@dramatherapy.it</em></a></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">SITO: <a href="http://www.drammaterapia.com/">http://www.drammaterapia.com/</a></div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"> </div></div><div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-size: x-small;"><strong><span style="color: blue;">Foto:</span></strong> <span style="color: #4c1130;"><em><a href="http://pixelmania-pixelart.blogspot.com/2010_01_01_archive.html">Teatri di Roma, Il Colosseo</a></em></span>, di C. Gioacchini</span></div></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-22905387555273655972010-03-12T04:16:00.000-08:002010-06-08T14:53:09.373-07:00CINEMATHERAPY, LA CADUTA. IL FASCINO DISCRETO DEL MALE<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><em>Maria Pina Egidi</em></span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVhxOXwlRjO8X_Xk4YKQncB1QstFO2FeUZRs_vIORZW_xS7UsSG6QEFdww51ymME9TD9siZ2Phuj7sspbWmu_rlv9pJmX3t2iAArz2lTxXRdaK6T9ouZXUYbCgslJt9PA07FNAA_SyzBir/s1600-h/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVhxOXwlRjO8X_Xk4YKQncB1QstFO2FeUZRs_vIORZW_xS7UsSG6QEFdww51ymME9TD9siZ2Phuj7sspbWmu_rlv9pJmX3t2iAArz2lTxXRdaK6T9ouZXUYbCgslJt9PA07FNAA_SyzBir/s200/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler.jpg" vt="true" width="140" /></a></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel blog gemello di <a href="http://drammaterapia.blogspot.com/">drammaterapia</a>, ci è stato inviato il post " <a href="http://drammaterapia.blogspot.com/2010/03/drammaterapia-amore-e-distruzione-in.html">Drammaterapia: amore e distruzione in una frase</a>", ispirato al film “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/La_caduta_-_Gli_ultimi_giorni_di_Hitler">La caduta- gli ultimi giorni di Hitler</a>”, per introdurre e commentare parte del percorso creativo ed emozionale che del gruppo impegnato nella rappresentazione ispirata a “Il rinoceronte” di E. Ionesco. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’opera è, drammatica e complessa e si presta a diversi piani di lettura: storico-documentale, psicologico, ideologico o puramente narrativo ecc. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Vogliamo in questa sede, analizzarne alcuni aspetti più specifici, legati alla rappresentazione del personaggio di Adolf Hitler.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Basato in parte sui racconti di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Traudl_Junge">Traudl Junge,</a> che fu segretaria di Hitler durante gli ultimi giorni dell’aprile del 1945 del dittatore e dei suoi fedelissimi, nel bunker della Cancelleria del Reich, il film mostra gli eventi e le dinamiche tra gli abitatori dell’ultimo baluardo del nazismo. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Mentre la Germania è allo stremo e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Berlino">Berlino</a> sta per cadere, il Fuhrer sta progettando l'impossibile e folle riscatto del grande Reich, indifferente e insensibile alla caduta sempre più prossima. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Con lui, nell’estrema follia, vi sono Eva Braun, Joseph Goebbels e la sua famiglia al completo, i fedelissimi dell’ultima ora, collaboratori e domestici. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’epilogo del film è conforme alla verità storica conosciuta: il matrimonio in extremis, il suicidio, pochi sopravvissuti. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Tra questi la giovane segretaria Traudl che il Tribunale di guerra dichiarerà innocente, vista la giovane età.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW7CCnQ5QlGvMthKNp_1fVjC3741pU47fGbGb2J4jkBzS2KWM1EYT0EVxSMh9ygi4LXh7-gj1m3TiIGpWSQBY1pHDm-d5ofPjjDYAaLGX24SayT22Cw3R-DQnJi8YG7p9Zib7MERjfHPE_/s1600-h/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW7CCnQ5QlGvMthKNp_1fVjC3741pU47fGbGb2J4jkBzS2KWM1EYT0EVxSMh9ygi4LXh7-gj1m3TiIGpWSQBY1pHDm-d5ofPjjDYAaLGX24SayT22Cw3R-DQnJi8YG7p9Zib7MERjfHPE_/s320/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler+1.jpg" vt="true" /></a></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Molti anni dopo gli eventi narrati nel film, Traudl Junge, in più di una intervista, affermerà dolorosamente di sentirsi ancora colpevole e connivente e di non aver mai considerato la sua gioventù all’epoca dei fatti come un alibi o un’attenuante. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La donna, assolta dal tribunale di guerra, è colpevole secondo il tribunale della propria coscienza. Durissima conclusione; condivisibile se si fa proprio l'assunto che esistano diversi gradi di responsabilità individuale e che l'assenza di consapevolezza, la connivenza con il potere, l'ignoranza e la passività sostengano l'anima nera del mondo. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Come può una ragazza di provincia di appena ventidue anni -tra l’altro, neanche iscritta al partito nazista- aver aderito in forma così totale a una ideologia di morte, tanto da sentirsi una criminale di guerra dopo tanti decenni? </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La risposta viene offerta dal film. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Poter rappresentare i fatti da più angolazioni e più punti di vista, tanti quanti sono i protagonisti, è la grande forza di cinema e teatro, soprattutto se si parla di realtà storica. Viene data allo spettatore la possibilità di comprendere, in maniera globale, le dinamiche e le motivazioni delle azioni narrate che attraverso altre forme narrative, sarebbero evidenziabili solo per mezzo di processi di analisi e sintesi più articolate e complesse.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Deve essere preliminarmente detto che la situazione descritta, al di là della sua collocazione storica, è estrema. Senza dubbio la giovane Traudl del film è ritratta nella sua fase acerba, e, nella decotentestualizzazione storica e umana del film, le mancano ovviamente i punti di riferimento etici e culturali con cui rapportarsi. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bruno Ganz, che interpreta il Fuhrer, dà vita a un personaggio sempre sconvolgente: momenti più estremi di delirio si alternano a scene di bonarietà, comprensione, persino gentilezza d'animo . Si veda la scena in cui paternamente passa in rassegna le aspiranti segretarie e sceglie, alla fine , Traudl , “la ragazza di Monaco”, come sua diretta collaboratrice. Si pensi alla tenerezza delle carezze al cane, l'estrema fedeltà a Eva Braun o, ancora, al tremore che scuote la sua mano, che suscita immediatamente nello spettatore la visione dei propri vecchi afflitti dal Morbo di Parkinson.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;"><object height="364" width="445"><param name="movie" value="http://www.youtube-nocookie.com/v/Bp1RXmM1-60&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube-nocookie.com/v/Bp1RXmM1-60&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="445" height="364"></embed></object><br />
<br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quando nelle sale cinematografiche, Il film lasciò interdetta parte della critica: troppo audace la rappresentazione delle contraddizioni del personaggio; troppo pericoloso “umanizzare” e “quotidianizzare” Hitler; inimmaginabile suscitare nello spettatore una forma -sia pure larvale- di empatia per quel tremore parkinsoniano e per quelle carezze al cane. Il rischio di uno scandaloso revisionismo era vista dietro l'angolo. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A mio parere, il film è invece ben lontano da tale rischio. Esso m</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">ostra crudelmente una verità semplice e terribile. Sarebbe bello se l'istinto di distruzione e di morte, l'indifferenza verso i propri simili, la sopraffazione, l'inganno e tutto quello che si identifica con il concetto di “male” fossero sempre riconoscibili. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il biblico marchio di Caino, se fosse visibile e immediatamente identificabile, sarebbe un vantaggio enorme per riconoscere e individuare chi ha fatto del male la propria guida. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non vi è puzzo di zolfo rivelatore che segnali la presenza del maligno, né la bellezza ambigua e inquietante di un angelo caduto, forse in lotta con il suo creatore o forse semplicemente desideroso di vivere la propria individualità. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il male, il “demonio”, le anime nere sono subdoli e astuti: si nascondono dietro le spoglie della normalità, violano le serrature della coscienza umana con il grimaldello della banalità, della discrezione e del basso profilo.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgCQx9XXedlNBJTLL5h2Uu4Ksk2tJQnJ2WhrMQKWadERQWkLgCgpiwuQrasFro1PmSFAj107dafJYhnsli7ss6nW6v9idhqnAHvTGVnuIk7oJof73jmksLvtPu_XvWu21R1OhFCFRidomX/s1600-h/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgCQx9XXedlNBJTLL5h2Uu4Ksk2tJQnJ2WhrMQKWadERQWkLgCgpiwuQrasFro1PmSFAj107dafJYhnsli7ss6nW6v9idhqnAHvTGVnuIk7oJof73jmksLvtPu_XvWu21R1OhFCFRidomX/s320/Cinematerapia,+La+Caduta,+Gli+Ultimi+Giorni+Di+Hitler+2.jpg" vt="true" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La visione di film come “La caduta” è forse una delle situazioni meno “passive” per lo spettatore. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Coinvolge sensi, emozioni e senso morale. Solo per citarne alcuni effetti: stupore di fronte alla crudeltà delle dinamiche dei suicidi (si veda Magda Goebbels), forse senso di colpa se, per una frazione di secondo, si è registrata la gentilezza di Hitler verso Traudl, rabbia di fronte al momento di relax di due donne che fumano all’esterno del bunker una sigaretta clandestina, prese dal piacere della situazione, ma cieche verso le macerie che le circondano Un’opera del genere rischia di lasciare lo spettatore sensibile con un senso di disagio che, se non “processato”, sarebbe un’opportunità persa. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il risveglio della coscienza, nuovi interrogativi sul proprio senso morale , sulla propria capacità di discernimento, sul proprio ruolo nel contesto in cui si vive e si opera, l’uso sapiente del senso critico e del libero arbitrio non sono solo capisaldi dell’etica personale, sono anche gli elementi che determinano l’identità individuale e la sua percezione , la pienezza e la saldezza che può chiamarsi “benessere”. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Uno spunto ricchissimo per la cinematherapy.</span><br />
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<span style="font-family: Arial;"><span style="color: blue; font-size: x-small;"><strong>Foto:</strong> <span style="color: black;">fotogrammi da <em><span style="color: #4c1130;">La Caduta, gli ultmi giorni di Hitler</span></em>, di Oliver Hirschbiegel, 2004</span></span></span><br />
<span style="font-family: Arial;"><span style="color: blue; font-size: x-small;"><span style="color: black;">Movie: Trailer di <span style="color: #4c1130;"><em>The Downfall: Hitler and the End of the Third Reich</em></span></span></span></span><span style="font-family: Arial;"><strong><span style="color: blue; font-size: x-small;">Filmografia: </span></strong></span><br />
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<br />
<span style="font-family: Arial; font-size: x-small;">Titolo originale: <em><a href="http://www.downfallthefilm.com/"><span style="color: #4c1130;">Der Untergang</span></a></em>. Nazione: Germania. Data di uscita: 2004. Genere: Drammatico. Durata: 150 minuti. Regia: Oliver Hirschbiegel. Cast: Alexandra Maria Lara, Bruno Ganz, Corinna Harfouch, Juliane Kohler, Ulrich Matthes </span></div></div></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-80076549909819264052010-03-09T05:21:00.000-08:002010-06-16T04:47:00.845-07:00Cinema Therapy: l'uso dei lungometraggi naturalistici. Parte seconda<div style="text-align: justify;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><strong>Il lungometraggio naturalistico: appunti per un possibile utilizzo in cinema therapy</strong> di M. P. Egidi e E. Gioacchini (<em>parte seconda</em>) </span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqKh3pWkqXmjIwLtFU0VOMd7L2WTmWzF12826ArQRIiTqp8Bbq2nkjyUTpw-gRhFJpb8w_jm2ih523srIhEFlpRfsdSNlpcAbQxfjTRkBNhrgQY4Yjk6a440Jt7xQ1VMGJg9pUCgMcP7VD/s1600-h/Cinematerapia,+La+Marcia+Dei+Pinguini+3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqKh3pWkqXmjIwLtFU0VOMd7L2WTmWzF12826ArQRIiTqp8Bbq2nkjyUTpw-gRhFJpb8w_jm2ih523srIhEFlpRfsdSNlpcAbQxfjTRkBNhrgQY4Yjk6a440Jt7xQ1VMGJg9pUCgMcP7VD/s320/Cinematerapia,+La+Marcia+Dei+Pinguini+3.jpg" vt="true" width="216" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Come recentemente abbiamo già espresso nel corso di alcuni dibattiti in rete, riteniamo che a buon diritto l’utilizzo di documentari naturalistici e, come nel caso della Marcia Dei Pinguini, in format di cartoon, si possa prestare in setting di cinema therapy dedicati. I contesti, lo ripetiamo, possono andare da quelli in cui venga valutato importante il target della "rifondazione" di progetti personali di vita, momentaneamente contratti nell'esperienza del singolo o del gruppo, a quelli in cui ci si prefigge di sottolineare l’importanza delle risorse inespresse. In tali situazioni, il passaggio che in metafora riesce creativamente a parafrasare comportamenti tipicamente umani (antropomorfizzazione dell’animale) torna alla persona con correzioni che a volte sarebbero difficilmente accettabili nel senso comune. Ci spieghiamo meglio... In una società moderna, tipicamente aliena dall’uso del mito, ed orientata più in senso "digitale" che "analogico", che permette sempre meno posizioni di giudizio "processuale", la didascalia sottintesa nel testo cinematografico o la morale del racconto, il messaggio della trama, riesce maggiormente ad aggirare l’ostacolo della censura, ed il facile giudizio di “retorica” altrimenti percepito nel messaggio ed a lavorare profondamente. L’ingenuità del personaggio animale, così antropomorfizzato, è accettata, come pure sono by-passati il senso critico o del ridicolo, eventualmente suscitati dagli elementi simbolici del testo. Nel film "La Marcia dei Pinguini", l’abilità del piccolo animale nel passare dalla profondità dell’oceano, alla superficie difficile eppure “possibile” della terraferma, costituisce, ad esempio, una importante metafora della possibilità di scoprire abilità e risorse sconosciute; così come la sua “marcia” è una buona esemplificazione di un percorso verso il cambiamento, la eventuale necessità di una ridefinizione di ruoli.<br />
Il gap generazionale così acutamente tratteggiato e reso caricaturale nella sceneggiatura del film, ingenera riflessioni che superano la critica formale del “risaputo”, dello “scontato”, proprio perché sono animali a parlare di noi, con tematiche che parlano insieme di leggi naturali e di psicologia dell’uomo. Il tema del dolore, della sconfitta, come quello del coraggio ed anche della gratuità degli eventi favorevoli che sembrano spesso poter premiare la perseveranza, il rischio, in fondo l'attesa del positivo, possono articolarsi in ambientazioni inusuali, che li ripropongono in modo ancora originale e nuovo alla rilettura dello spettatore. La nozione scientifica, così romanzata nel testo, finisce per dare forza e credibilità a messaggi più importanti che riguardano la relazione, l'attribuzione personale di senso, gli obiettivi.</span></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nella parte finale del film, poi, quest’ultimo, l’uomo, è finalmente messo a confronto con se stesso, con la propria capacità di saper nascondere delle verità, di sfruttarle egoisticamente ad esclusivo personale vantaggio o finalmente di farne elemento di progresso insieme per l’individuo e per il gruppo. Da sottolineare l’elemento sottinteso che evidenzia il popolo dei personaggi di questo genere di documentari o film, gli animali e quello degli spettatori, gli uomini, come appartenenti allo stesso territorio e con la necessità di una contestuale armonica convivenza su un identico pianeta. Sensi di solitudine, perso spirito di appartenenza al gruppo, radicali asociali od anche dissociali di alcune personalità, possono utilmente ricevere suggestioni, come motori alla ridefinizione di ruoli, in una silenziosa reverie di racconti personali apparentemente persi nella memoria cosciente e recuperati proprio attraverso la positiva “regressione al servizio dell’Io” che lo spettacolo sollecita.</span></div></div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"></div></div></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><span style="color: blue; font-family: Arial; font-size: x-small;"><strong>Foto: </strong><span style="color: #4c1130;"><em><strong>La Marche de l'empereur,</strong></em> </span><span style="color: black;">fotogrammi</span></span><br />
<span style="font-family: Arial;"><span style="color: blue; font-size: x-small;"><strong>Filmografia: </strong></span></span><br />
<span style="font-family: Arial;"><span style="font-size: x-small;">REGIA: Luc Jacquet</span></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">FORMATO: Colore </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">SCENEGGIATURA: Luc Jacquet, Michel Fessler</span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">FOTOGRAFIA: Laurent Chalet, Jerome Maison</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">MONTAGGIO: Sabine Emiliani</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">MUSICHE: Emilie Simon</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">PRODUZIONE: Bonne Pioche, Canal+, Alliance de Production Cinematographique, Buena Vista</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">DISTRIBUZIONE: Lucky Red</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">PAESE: Francia 2005</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">GENERE: Documentario</span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">DURATA: 80 Min</span></span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-55774728234221872572010-03-06T03:51:00.000-08:002010-06-08T14:56:13.169-07:00Cinematherapy: l'uso dei lungometraggi naturalistici<div align="justify"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: 130%;"><strong><a href="http://www.comunicati-stampa.net/com/cs-85478/">Il lungometraggio naturalistico: appunti per un possibile utilizzo in cinematherapy</a></strong> </span>(parte prima) </span><span style="font-family: arial;"><em>di M.P. Egidi e E. Gioacchini</em></span><br />
<span style="font-family: arial;"><em></em></span></div><br />
<span style="font-family: arial;"><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu-xh4rgLAK4kL0nZpHj1Mk2o0RoeVXh6TgxWRKNlvela9bMCGJejPrOIzYqGS-wVkn0FWQ0BLazhaZ89d25wNCvJ5tlVKdJLEWN_b6etGqDPcjk3QAP_rYw9Gxl-b-vQ3sV1FdURW6yRI/s1600-h/Cinematerapia,+La+Marcia+Dei+Pinguini.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5445489974147416866" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu-xh4rgLAK4kL0nZpHj1Mk2o0RoeVXh6TgxWRKNlvela9bMCGJejPrOIzYqGS-wVkn0FWQ0BLazhaZ89d25wNCvJ5tlVKdJLEWN_b6etGqDPcjk3QAP_rYw9Gxl-b-vQ3sV1FdURW6yRI/s320/Cinematerapia,+La+Marcia+Dei+Pinguini.jpg" style="cursor: hand; float: left; height: 213px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 320px;" /></a>Premesso che qui si parla del documentario o del lungometraggio naturalistico di qualità e l'’oggetto della discussione è il lavoro di ripresa dal vivo della realtà naturale, senza alcuna manipolazione, aggiustamento, abbellimento del soggetto e dell’ambientazione, desideriamo analizzare la possibilità e le potenzialità di un documentario sulla wilderness nei setting di cinematherapy.<br />
Il successo e il consenso intorno a tale genere è indubbio. Cito qui un recente caso come la “Marcia dei Pinguini” (<a href="http://www.lamarciadeipinguini.it/"><span style="color: #330033;">http://www.lamarciadeipinguini.it</span></a>), film documentario di produzione francese, che mostra il lungo e impervio cammino, tra i ghiacci antartici, di tali animali per garantire la sopravvivenza della specie.<br />
Pochi colori: il bianco della location, la livrea bicolore del pinguino, l’azzurro del cielo e la gamma dei grigi delle tempeste dei ghiacci. Scarsi protagonisti: i pinguini raramente interagiscono con altri animali, quasi inesistenti le spettacolari lotte contro predatori, assente l’uomo (ovviamente) e la sua opera. Eppure, il film, uscito nel 2005 in Italia, ebbe un successo eclatante e il commento italiano di un personaggio di vasto consenso come Fiorello era “solo” un valore aggiunto a un’opera che puntava sul fascino di una storia vera e dura da raccontare senza sconti e vinceva la scommessa. Successo meritato, direi, di questa e di altre opere, analoghe per ispirazione e coerenza stilistica e di intenti. Soprattutto se si pensa che c’è un “film nel film”, in questi casi. Pochi minuti di onesta ripresa, condotta con l’occhio e lo spirito del naturalista osservatore, sono spessissimo la ricompensa per giorni di appostamenti, di monitoraggi e di accorgimenti complessi, finalizzati, nella stessa misura, a non turbare gli habitat e a garantire un risultato ottimale dal punto di vista tecnico.<br />
La misura del consenso e dell’interesse verso questo genere può essere data da ciò che capita di frequente nell’esperienza professionale di chi opera – inclusa la sottoscritta - nel campo dell’educazione ambientale e della biologia della conservazione.<br />
Circola tra noi “addetti ai lavori” la storia che, in una scuola elementare romana, quando fu chiesto ai bambini di citare alcuni animali selvatici, gran parte degli allievi citarono lo gnu, sottovalutando specie più familiari del nostro ambiente quali l’istrice e la volpe. E’ una risposta che lascia basiti sul momento, ma forse neanche poi troppo sorprendente se si pensa che esiste una nuova generazione urbana che non conosce le lucciole (ricomparse solo recentemente in parchi e giardini, dopo un diminuzione dovuta all’inquinamento) e che ha da tempo fraternizzato con i cicli vitali di animali esotici, grazie ai documentari televisivi.<br />
Le finalità dei documentari naturalistici sono commendevoli. Educano, informano, comunicano valori, a volte divertono o fanno riflettere. Non fanno sconti: niente “happy end” – o meglio – l’happy end è sotteso, a volte, nella trama del lavoro perché se si riesce a documentare l’intero ciclo vitale di un esemplare o di un branco, si mostra il successo evolutivo, la vittoria sugli elementi, il compimento di un’avventura di vita. Tuttavia non è possibile nascondere allo spettatore immagini e concetti fondanti della scienza: la morte certa di un cucciolo ferito o abbandonato, la predazione crudele (ma mai impari), la scomparsa di habitat sotto pressioni naturali o antropiche.<br />
Quindi, ci si può chiedere, quanto sia efficace e opportuno l’impiego di tale genere cinematografico nei percorsi di cinematherapy.<br />
Prescindendo dal valore didattico del documentario/lungometraggio naturalistico di mostrare correttamente le leggi di natura, quando e come è possibile utilizzarlo in un setting di cinematerapia, tenuto conto che (come si legge nel frame a fianco) la scelta dell’opera è affidata al soggetto/paziente?<br />
La mia personale risposta di cultore della materia, è per l’utilizzo di tale genere per la valorizzazione delle risorse personali dell'individuo (piccolo o grande che sia). Ad esempio, nel film in oggetto viene mostrato correttamente l’assunto darwiniano della sopravvivenza del più adatto (non del più forte, si badi bene!) e ciò può far comprendere quanto sia opportuno e necessario andare oltre i propri limiti, saper riconoscere le insidie dell’ambiente in cui si vive e si opera, imparare una nuova disciplina di sé stessi, non essere statici nei propri obiettivi, liberarsi da paure e schemi mentali non più adattivi…</span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-17855018898487742962010-03-06T02:49:00.000-08:002010-06-18T09:30:03.568-07:00Cinema Therapy : Camera con Vista<span style="font-family: arial;"></span><br />
<span style="font-family: arial;">@ <em>Maria Pina Egidi</em></span><br />
<em><span style="font-family: arial;"></span></em><br />
<br />
<div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ0hXBeJeuK0FE58Kidmv6PMjBoSpAF3A5WrkFxy7hH9MWEJzcakv8xA5P2S683MVXSiJZ2NTpC-VVztot8aSE6M78VFtaPvPq66iVAW4qNoPKvROHJ8oZwK6Lbb7p14vjCzYa5K3aHBhH/s1600-h/Cinematerapia,+Camera+con+Vista.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5445484864274929778" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ0hXBeJeuK0FE58Kidmv6PMjBoSpAF3A5WrkFxy7hH9MWEJzcakv8xA5P2S683MVXSiJZ2NTpC-VVztot8aSE6M78VFtaPvPq66iVAW4qNoPKvROHJ8oZwK6Lbb7p14vjCzYa5K3aHBhH/s320/Cinematerapia,+Camera+con+Vista.jpg" style="cursor: hand; float: left; height: 320px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 223px;" /></a>"<em>Spense la lampada. La luce non le permetteva di pensare, né di sentire. Smise di cercare di capire se stessa, e si unì alle vaste schiere di persone comuni, che non seguono né il cuore né il cervello e marciano verso il loro destino con degli slogan. Le schiere sono piene di gente simpatica e pia. Ma costoro hanno ceduto all'unico nemico che conti... il nemico che è dentro di noi. <strong>Hanno peccato contro la passione e la verità, e vana sarà la loro gara per inseguire la virtù</strong>. Come gli anni passeranno, saranno criticati. La loro cordialità e la loro pietà mostreranno delle crepe, il loro spirito diverrà cinismo, la loro generosità ipocrisia; sentiranno e cagioneranno inquietudine dovunque vadano. Hanno peccato contro Eros e contro Pallade Atena, e non per intervento celeste, ma seguendo il normale corso della natura, quelle divinità alleate saranno vendicate!</em>”<br />
Camera con Vista, Edward Morgan Forster<br />
<br />
</div><span style="font-family: arial;">Il peccato originale per gli scienziati e per chi ha deciso di vivere con le proprie forze l’avventura terrena è, come ho già scritto, andare contro le legge dell’eterno mutare delle cose.<br />
L’energia, la materia, la natura, la specie umana, l’uomo, l’individuo con la sua coscienza, la società.. tutto cambia, si trasforma, è assodato, dimostrato dalle leggi della termodinamica, come dall’esperienza quotidiana.<br />
Ma parlando, in termini “religiosi” se si pecca contro il divenire, c’è anche una punizione, o - per gli scienziati, - una conseguenza, anche essa legge di natura, quella dell’azione e reazione. Punizione e inferno in terra, quella del rimanere uguali a sé stessi, di non conoscere mai la bellezza di una maturità ricca con una mente e un’anima così piene di cose da ricordare e di emozioni da rinverdire che si sente il bisogno di donarle, di condividerle, di farle uscire a prendere aria per fare spazio a nuove cose da conoscere e da vivere<br />
Quando, il giorno di uno dei miei compleanni più “critici”, mi guardai allo specchio per scrutare se il tempo aveva lasciato segni (come se questi spuntassero in una notte!), mi accorsi che la mia faccia era quella del giorno prima (le donne fanno di queste cose..) e non ne fui sollevata. Pensai “E se la mia faccia rimanesse sempre uguale, perché nessun sorriso profondo riuscirà a tracciare segni, perché il sole e il vento non potranno arrivare a colpirla, perchè né malattia né fatica lasceranno tracce? Che disastro e che noia sarebbe vedermi tutti i giorni sempre uguale…” Ovviamente il pensiero non era così limpido e articolato, né espresso con parole tanto solenni, c’era sempre la vanità femminile a fare da contraltare e solo ora so dargli il senso completo.<br />
Ho appena terminato la lettura di “Camera con vista” e l’ho trovato stupendo. Vi si narra di Lucy, fanciulla inglese che scopre la differenza tra l’ascolto del buon senso e l’ascolto di sé.<br />
Solo quando la protagonista smetterà di mentire a sé stessa e agli altri, quando riuscirà a capire che ogni scelta ha un prezzo da pagare, ma che occorre farla con coerenza e rispetto di sé, allora uscirà dalla schiera delle persone che hanno rifiutato l’evoluzione, sia essa guidata dalla ragione o dal sentimento (citazione nella citazione).<br />
In questa frase che tanto mi ha colpito, c'è tutto l’orrore di una involuzione (non sempre il cambiamento è in meglio), descritta con poche frasi per mostrare che la rinuncia al proprio cambiamento non è senza conseguenze, non garantisce la tranquillità e la pace interiore. Come una nube tossica, come la muffa del pane, corrompe le doti più nobili, porta alla decadenza le migliori intenzioni.<br />
Leggendo, mi sono tornati in mente i vestiti mai indossati perché troppo eleganti (sapete i completi che si comprano per un matrimonio o per una grande occasione?). Rimangono uguali nella forma ma sbiadiscono, ingialliscono, si impolverano, suscitano tristezza e sono un poco strani..., ma sono nostri.</span><br />
<span style="font-family: Arial;"><span style="font-size: 85%;"><strong><span style="color: #000099;"></span></strong></span><span style="color: #330033; font-size: 85%;"><em><a href="http://www.youtube.com/watch?v=AgmHI2CUKpI">Camera con Vista</a> (<strong>Room vith View</strong>)</em><span style="color: black;">, di Edward Morgan Forster</span></span></span><span style="color: #000066; font-family: Arial; font-size: 85%;"><strong>Filmografia:</strong></span><br />
<div align="justify"><br />
<object height="285" width="340"><param name="movie" value="http://www.youtube-nocookie.com/v/AgmHI2CUKpI&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"> <embed src="http://www.youtube-nocookie.com/v/AgmHI2CUKpI&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6&border=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="340" height="285"></embed></object></div><div align="justify"></div><div align="justify">Movie:</div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="font-size: 85%;">Regia: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=47966&n=James-Ivory"><span style="font-size: 85%;">James Ivory</span></a> <span style="font-size: 85%;">Sceneggiatura: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=84638&n=Ruth-Prawer-Jhabvala"><span style="font-size: 85%;">Ruth Prawer Jhabvala</span></a> <span style="font-size: 85%;">Attori: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=93611&n=Maggie-Smith"><span style="font-size: 85%;">Maggie Smith</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=12229&n=Helena-Bonham-Carter"><span style="font-size: 85%;">Helena Bonham Carter</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=92897&n=Julian-Sands"><span style="font-size: 85%;">Julian Sands</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=33556&n=Denholm-Elliott"><span style="font-size: 85%;">Denholm Elliott</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=17765&n=Simon-Callow"><span style="font-size: 85%;">Simon Callow</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=43739&n=Patrick-Godfrey"><span style="font-size: 85%;">Patrick Godfrey</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=26871&n=Judi-Dench"><span style="font-size: 85%;">Judi Dench</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=44925&n=Rupert-Graves"><span style="font-size: 85%;">Rupert Graves</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=33906&n=Fabia-Drake"><span style="font-size: 85%;">Fabia Drake</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=126294&n=Daniel-Day-Lewis"><span style="font-size: 85%;">Daniel Day-Lewis</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=49519&n=Joan-Henley"><span style="font-size: 85%;">Joan Henley</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=61337&n=Rosemary-Leach"><span style="font-size: 85%;">Rosemary Leach</span></a><span style="font-size: 85%;">, </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=139434&n=Maria-Britneva"><span style="font-size: 85%;">Maria Britneva</span></a><span style="font-size: 85%;"> </span><span style="font-size: 85%;">Fotografia: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=83886&n=Tony-Pierce-Roberts"><span style="font-size: 85%;">Tony Pierce-Roberts</span></a> <span style="font-size: 85%;">Montaggio: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=27379&n=Humphrey-Dixon"><span style="font-size: 85%;">Humphrey Dixon</span></a> <span style="font-size: 85%;">Musiche: </span><a href="http://www.comingsoon.it/personaggi/?key=83879&n=Richard-Robbins"><span style="font-size: 85%;">Richard Robbins</span></a> <span style="font-size: 85%;">Produzione: GOLDCREST FILMS LTD., MERCHANT-IVORY PRODUCTIONS, NATIONAL FILM FINANCE CORPORATION, CURZON FILM DISTRIBUTORS, FILM FOUR INTERNATIONAL, MERCHANT-IVORY PRODUCTIONS DISTRIBUZIONE: BIM DISTRIBUZIONE (1986)</span><span style="font-size: 85%;"> - AUDIOVISIVIPAESE: Gran Bretagna 1985 </span><span style="font-size: 85%;">Genere: Commedia, Romantico </span><span style="font-size: 85%;">Durata: 115 Min </span><span style="font-size: 85%;">Formato: Colore PANORAMICA<br />
Soggetto: romanzo di E.M. Forster </span><span style="font-size: 85%;">Riconoscimenti: 3 Premi Oscar 1986: Migliore Sceneggiatura non originale, Migliore Scenografia, Migliori Costumi. Premio David 1987 per il Migliore Regista Straniero a Jameis Ivory</span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-38513340740845081792010-02-24T08:14:00.000-08:002010-06-16T04:52:41.337-07:00Cinema Therapy senza Cinema Therapy!<div align="justify"><span style="font-family: arial;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: arial;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: arial;">@ <em>Ermanno Gioacchini</em></span></div><br />
<div align="justify"><span style="font-family: Arial;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: arial;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghGODVNVWS7ENaBQjRDKTeGBNfkFWPmtdeRzV1Zj8YIVImoRMIbEjcR-LAbpX0GvsN6Ljz-0nouTa2jEbUxe26fFS_wLrVMiXow9z9MoHF0oGXc9UfPTLhmptu2GbEylS8_rvfAZ4NRQu3/s1600-h/Cinematerapia+Rome.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5441868456836730994" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghGODVNVWS7ENaBQjRDKTeGBNfkFWPmtdeRzV1Zj8YIVImoRMIbEjcR-LAbpX0GvsN6Ljz-0nouTa2jEbUxe26fFS_wLrVMiXow9z9MoHF0oGXc9UfPTLhmptu2GbEylS8_rvfAZ4NRQu3/s320/Cinematerapia+Rome.jpg" style="cursor: hand; float: left; height: 113px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 150px;" /></a>Un film può far bene, ha ragione Maria Pina, anche se non passa attraverso un setting di psicoterapia e mi riferisco a quel tipo di “estesa” cura che l’arte offre, come risorsa dell’individuo, all’anima.-per usare un codice caro ad Hilmann. </span></div><br />
<div align="justify"><span style="font-family: arial;">L’arte, fin dalle sue prime manifestazioni, si concreta in un “divino” tentativo di riproduzione della realtà, così come percepita ed interpretata dall'individuo; definisco divino il dialogo intimo, emozionale, dell’individuo primitivo con se stesso, quando sollecitato da uno stimolo esterno, in qualche modo “allucinatorio”, al di fuori di uno stato di consapevolezza cosciente (Julian Jaynes), come è proprio dell’espressione artistica da allora in poi. Un essere diventato troppo evoluto -che Jaynes, questa tappa, la dati tremila o alcune migliaia di anni prima- per dellegare solo agli istinti od al Dio il proprio adattamento alla realtà, comporta che ora la mediazione verso di essa avvenga attraverso l’espressione artistica, un processo che pesca nell’onirico e nello stato di coscienza modificato. La condizione un poco “folle” che attribuisce all’arte la qualità della follia da sempre. Una follia che torna contestualmente <a href="http://www.uil.it/uilcultura/LeArtiTerapie_Testo.htm">a curare il singolo e la collettività</a>. Lo sciamano, se non è passato per una personale storia di follia, poi guarendo, non è tale e le sue rappresentazioni estatiche, i suoi "viaggi", costituiscono i primi teatri dell’antichità, prima di quelli greci e latini. Egli propone al gruppo riunito la propria “visone”, che solo l’assenza di un mezzo di ripresa cinematografico vieta di chiamare "film".</span></div><br />
<div align="justify"><span style="font-family: arial;"><span style="font-size: 85%;">L'artista attraverso la propria opera, svela relazioni nascoste che superano i rapporti sensibili con la realtà ed anche il gioco mondano delle apparenze. Il quid, sempre specifico, che costituisce il suo genio, si mescola con una particolare forma di comunicazione che intendiamo come "rivelazione". Questa funzione, in alcuni casi, giunge ad essere profetica, anticipa il tempo che verrà, ma tuttavia è sempre strettamente collegata al reale, sul quale getta il ponte di nuove visioni.Il senso di ogni opera d'arte e, dentro di quella di qualunque atto che sia creativo, è inscritto nella dialettica invisibile con chi ne è spettatore. Ogni espressione artistica è figlia del suo tempo, erede del passato e profetica di quello dopo, mentre "discute" con i suoi contemporanei, li contraddice o li serve, condanna od esalta a seconda dei casi. In questo risiede la sua funzione "sciamanica". Questo dialogo a volte è conflittuale, in alcuni momenti si esprime attraverso il tormento dell' ispirazone dell'artista, nel dolore della ricerca, sul filo sottile tra genio e follia del medesimo, ma fondamentalmente appartiene ad ogni atto creativo. Anzi c'è Arte perché io posso riprodurla in me ed è prerogativa del suo invisibile rapporto con il collettivo il fatto che in questa operazione essa non si reifichi, diventando solo oggetto estetico. Il campo simbolico è, infatti, il luogo dove l'artista ed il suo atto creativo si incontrano con lo spettatore, perché la creatività, come si è già detto, è trasversalmente di tutti, geni, esecutori e passanti distratti.<br />
</span>La manifestazione artistica nasce, quindi, proprio da questo “incontro intelligente ed emotivo” con la spinta investigatrice verso la realtà; dove, su un piano più elementare e primitivo, la vita prima si difendeva senza la mediazione di una mente. Per questo, essa si sviluppa come pratica prima “confabulatoria”, come un sogno, una fuga psicotica e poi alleandosi a risorse ed abilità, in funzione “consolatoria”, appunto divinatoria che delega al “mito” la descrizione del passato ed alla “profezia” quella del presente e futuro. Qui il carattere assolutamente allegorico dell’arte e quanto essa produce. Ed è a questo punto, promettendo di conciliare, come “terra di mezzo”, la terra ed il cielo, di rompere la paura atavica dell’abbandono della morte, della “finitezza” scoperta con la coscienza, penetra nella realtà, tentacolare, come una piovra la pervade, articolandosi con il linguaggio che aiuta a creare, fino a celarsi a volte misconosciuta, dentro le sue strutture. Diventa un quadro in un museo, solo apparentemente capace di curare se si fa il biglietto, delirio di un folle sulla tela o su un’opera “maledetta”, percorso suggerito, mai obbligato, se non nelle accademie artistiche!<br />
<br />
<span style="font-size: 85%;">"La follia è, se vogliamo, una visione del mondo, che nel mondo non trova conferme. E ' un sentire tutto individuale, che associa immagini e spiegazioni, eventi e cause in un modo del tutto singolare, all'interno del quale è la significatività soggettiva ad avere la meglio sulle possibilità e opportunità reali. Follia è credere nel mondo così come lo si interpreta individualmente, credere in un proprio mondo nel quale le cose si associano secondo un ordine simbolico di significato tutto arbitrario e intessuto di elementi e odori dell'inconscio, dei sapori del desiderio, della consistenza delle paure più profonde e arcaiche". ( A. Carotenuto)*</span><br />
Un film può far bene, assolutamente, anche se non proposto dalla prescrizione di un terapeuta , perché si riconnette a questa trama invisibile, archetipale, come dialogo silenzioso nel nostro inconscio; gli permette la momentanea riproposizione simbolica dello sconforto e della consolazione che sono origine e soluzione dell’arte; rassicura facendoci piangere, ricordare, rimpiangere, consolare. Esso risveglia la coscienza tra memoria antica ed proiezione verso il nuovo, celebra l’unione di mondi diversi, diverse rappresentazioni come differenti interpretazioni, riassume invisibilmente la nostra evoluzione psichica.</span><span style="font-family: arial;"><br />
<span style="font-size: 85%;">"E questo modo di essere, che strizza l'occhio più a quella che ingenuamente definiamo follia, ci riporta alla mente anche la visione di teatro e poesia "non pervertita" che proclamava Artaud. Che auspicava per il teatro un ritorno - o meglio, una riscoperta- del potere dei sensi, alla fascinazione del magico e dell'irrazionale, all'immediatezza e all'efficacia comunicativa delle immagini, della completezza della scena. La riscoperta, cioè, di un linguaggio "materiale e solido", fatto di tutto ciò che possa materialmente esprimersi e presentarsi sulla scena, colpendo i sensi.E il linguaggio dei sensi, dei simboli (tanto cari ad Artaud nella sua ammirazione del teatro balinese) sono propri dell'inconscio, degli strati più arcaici della psiche. Quelli della follia. Ma anche dell'arte e del teatro.<br />
…in una provocazione di Artaud, ma nella quale credo possa rintracciarsi tutto il nesso tra teatro, arte e follia".<br />
"E' bene che talune nostre eccessive comodità scompaiano, che certe forme siano dimenticate: allora la cultura fuori dalla spazio e dal tempo, racchiusa nella nostra capacità emotiva riapparirà con accresciuto vigore. E' dunque giusto che ogni tanto avvengano cataclismi per incitarci a ritornare alla natura, o, in altre parole, a ritrovare la vita" (Artaud, 1964, 130)*</span><br />
*<span style="font-size: 85%;">Relazione tenuta dal maestro prof. <a href="http://www.dramatherapy.it/Psicologia-Arte_1883670.html"><strong>A. Carotenuto</strong> </a>nel Modulo Cinema Teatro & Follia del Convegno <em>Follia dell'Arte & Arte della Follia</em>, Hypnodrama.it - SIPs, Roma, Palazzo Barberini, il 5-6 dicembre 2003, ultimo contributo del Maestro alla nostra associazione</span></span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial; font-size: 85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial; font-size: 85%;"></span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial; font-size: 85%;"><strong><span style="color: #000066;">Foto</span></strong>: foto di scena di "<em><span style="color: #330033;"><a href="http://www.dramatherapy.it/galleria-foto_1883680.html"><strong>Rodolfo</strong></a></span></em>", piece dramaterapica di E. Gioacchini, Atelier <strong><em><span style="font-size: 100%;">L</span></em></strong>ibera<em><span style="font-size: 100%;"><strong>m</strong></span></em>ente, dicembre 2007</span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-70402802060163564472010-02-20T10:46:00.000-08:002010-06-18T09:30:48.469-07:00Cinema Therapy: lo spettacolo dentro...<span style="font-family: arial;">@ <em>Maria Pina Egidi</em></span><br />
<span style="font-family: arial;"></span><br />
<span style="font-family: arial;">Il cinema che cura, il cinema che guarisce, il cinema che suscita incubi (vedi il recente fenomeno di “<em style="font-weight: bold;">Paranormal</em>”), il cinema che consola, il cinema che fa sognare, il cinema che porta lontano.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX6MO7Ynn3lUkJIbjqJXB6DcZ4EmSVka-8KlW7Gg7F9gUC5NB3cxSuoTv7EHrBmAbe46F24f4DNvOwcssG6kSBON-IK3AtJK8-MpasuLwPwKumKI8Ql9nBE6a7idgBw4wNC83aGtIOfRxD/s1600-h/Cinematerapia,+Porci+con+le+ali+Locandina.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5440708591494268418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX6MO7Ynn3lUkJIbjqJXB6DcZ4EmSVka-8KlW7Gg7F9gUC5NB3cxSuoTv7EHrBmAbe46F24f4DNvOwcssG6kSBON-IK3AtJK8-MpasuLwPwKumKI8Ql9nBE6a7idgBw4wNC83aGtIOfRxD/s200/Cinematerapia,+Porci+con+le+ali+Locandina.jpg" style="float: left; height: 200px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 141px;" /></a>Un bel film (o un grande film) non è solo una bella storia raccontata o l'espressione creativa del regista e dell'autore. Nel libro “<a href="http://www.katerpillar.it/2009/08/12/film-in-streaming-porci-con-le-ali-di-paolo-pietrangeli-1977/" style="font-weight: bold;"><em>Porci con le ali</em></a>” , il protagonista Rocco, nel rivolgere i propri pensieri ad Antonia , le riconosce l'identica capacità di credere che si possa uscire cambiati dalla visione di un film.<br />
Il potere della decima arte di agire profondamente e in modo determinante sulla psiche e sul comportamento non è stato analizzato e messo in evidenza soltanto dalla critica o dagli specialisti di settore; in molti film, il Cinema stesso ha celebrato la propria capacità di agire sullo spettatore al punto tale da indurlo a trovare in sé stesso risorse inaspettate.<br />
<br />
E' il caso de “<em style="font-weight: bold;">Il Miglio Verde</em>” dove è proprio un film nel film a generare l'emozione più estrema nel protagonista , la visione della vita ultraterrena, a un passo da un'esecuzione capitale. In una casa di riposo, l'anziano Paul Edgecombe, già guardia carceraria nel braccio della morte del carcere di Cold Mountain, trascorre una vecchiaia inquieta. </span><br />
<span style="font-family: arial;"><br />
La visione del soave “<em style="font-weight: bold;">Cappello a Cilindro</em>” con la coppia danzante Astaire – Rogers scatena in lui una dolorosa emozione che lo porta a raccontare l'incontro, avvenuto molti anni prima, con lo straordinario John Coffey, condannato a morte con l'accusa di aver violentato e ucciso due bambine. John è un un negro monumentale con fragilità infantili inattese (ha paura del buio), ma è soprattutto una sorta di mistero umano: ha la capacità di scovare, assorbire, neutralizzare il male fisico e morale che si annida negli uomini.<br />
Il suo ultimo desiderio, prima di essere giustiziato, sarà di vedere per la prima volta quella cosa magica che si chiama cinematografo, di cui ha sentito parlare vagamente. E così, lo spettatore può comprendere perchè una vecchia pellicola brillante del cinema in bianco e nero abbia turbato così profondamente Paul, all'inzio della storia. Chi potrebbe dimenticare lo sguardo rapito, la mimica deformata da una gioia infantile di John , mentre assiste alle immagini di Ginger Rogers e di Fred Astaire che volteggiano sulle note di "Cheek to cheek"?<br />
Essi incarnano e sostanziano la visione del Paradiso del condannato che è già oltre la sua vita terrena, perso in una visione di angeli in frac e in abito lungo di seta. Il film, altamente drammatico, viene pervaso dalla grazia dei due miti. Si allenta la tensione emotiva e lo spettatore attento si perde nei passi di Ginger e Fred...</span> <span style="font-family: arial;"><br />
</span><object height="285" width="340"> <embed src="http://www.youtube-nocookie.com/v/sWlJV03Vi-Q&hl=it_IT&fs=1&rel=0&color1=0x402061&color2=0x9461ca&border=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="340" height="285"></embed></object><br />
<div></div><div><span style="font-size: 85%;"><strong><span style="color: #000099;">Foto:</span></strong> Locandina "<a href="http://www.veoh.com/browse/videos/category/comedy/watch/v18908700ptqgWNZT" style="font-weight: bold;"><em><span style="color: #660000;">Porci Con Le Ali</span></em></a>"</span></div><div><span style="font-size: 85%;"><strong><span style="color: #000099;">Scheda film:</span></strong> Titolo originale: <em>Porci con le ali</em>. Lingua originale: italiano. Paese: Italia Anno: 1977. Durata: Colore: colore Audio: mono. Genere: drammatico. Regia: Paolo Pietrangeli. Soggetto: Marco Lombardo Radice, Lidia Ravera. Sceneggiatura: Giuseppe Milani, Paolo Pietrangeli. Casa di produzione: Ediscope, Uschi. Distribuzione (Italia): Titanus. Interpreti e personaggi: Franco Bianchi, Rocco Lou Castel, Marcello Cristiana Mancinelli, Antonia Benedetta Fantoli, Susanna Javicoli, Marco Lucantoni, Anna Nogara. Fotografia: Dario Di Palma. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musiche: Giovanna Marini </span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-30347180483503864472009-06-12T12:56:00.000-07:002010-06-18T09:32:06.240-07:00Cinema Therapy. L'incredibile inizio di un grande amore<strong><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’incredibile inizio di un grande amore</span></em></strong><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Se da bambina mi avessero detto che un giorno avrei amato così tanto il cinema da sentirmi oggi come se fossi regista, sceneggiatrice, attrice e comparsa di ciò che vivo, avrei risposto: “E’ impossibile, non succederà mai”.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I miei primi contatti con il mondo della celluloide sono stati traumatici, roba da denuncia a alla Commissione internazionale per i diritti dell’infanzia!</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Avevo sei anni e mio padre mi portava ogni giorno allo sgangherato cinema dietro casa dove proiettavano il peggio dei western all’italiana; e io morivo di paura a vedere tutti quegli uomini "brutti, sporchi cattivi" (e presumibilmente puzzolenti) che si sparavano tra di loro. Ogni tanto (cioè quasi mai) c’erano pellicole con Stanlio e Ollio che mi ridavano fiducia nella vita...</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E così , se le altre bimbe della mia generazione, sono cresciute ammirando la soavità de “Gli Aristogatti” io ho conosciuto prima la rudezza degli ambienti del selvaggio West creati in studio a Cinecittà o imitati tra i monti della Tolfa.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nei miei ricordi infantili non risuona il canto di Cenerentola , bensì il sibilo delle pallottole, i rumore delle cariche del VII Cavalleggeri e frasi del tipo:”<em>E’ finita per te, gringo! Preparati a morire</em>”.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ho frequentato le elementari in un istituto di suore.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nella Settimana Santa, la superiora ci offriva la visione di un film edificante che ci desse spunti di meditazione per la Pasqua.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><object height="344" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/pW9SokhV8dg&hl=it&fs=1&"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/pW9SokhV8dg&hl=it&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object></span><br />
<br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ci costringeva così alla visione di film come “Incompreso”, “Marcellino, pane e vino”, “Bernadette” e roba così. Noi bambinette tenerelle ci scioglievamo in lacrime, di fronte a tante scene e, se possibile, mostravamo il nostro commosso pianto alle suore per dimostrare loro che sì, sì, avevamo capito il messaggio del film, che saremmo state brave con le maestre e i genitori, che avremmo amato i nostri fratellini e saremmo state pronte anche all’estremo sacrificio.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il film peggiore che io ricordi si intitolava “Maria nel villaggio delle formiche”; c’era una piccola missionaria giapponese che portava il suo aiuto ai sopravvissuti di Hiroshima e ,ovviamente , alla fine moriva. Non ci veniva risparmiato niente: devastazione, contaminazioni atomiche, sopravvissuti mutilati e con la pelle a brandelli, e, per tutta la durata del film, pioveva.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Fu un’esperienza terribile: temevo che sganciassero una bomba atomica nel prato sotto casa e solo dopo tre giorni mi convinsi che la seconda guerra mondiale era terminata .</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Poi, ho firmato la pace con il cinema e me ne sono innamorata, come da copione.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Infatti, spesso i grandi amori iniziano con l’odio e la repulsione.</span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-1325713098191509622009-04-27T12:33:00.000-07:002009-04-27T12:39:03.145-07:00ANXIETY AND CINEMA THERAPY: when "thriller" becomes healing! E. Gioacchini, part 2<strong><span style="font-family:arial;">Dramatherapy Workshop <em>F</em>ree<em>m</em>ind 2008-2009 – 15th March 2009 Meeting-Discussion Group</span></strong><br /><strong><span style="font-family:Arial;"></span></strong><br /><div align="justify"><span style="font-family:Arial;"><strong>Film fiction and shamanic operation: towards cinema-drama-therapy</strong> </span></div><div align="justify"><span style="font-family:Arial;"><br />The shamanic, almost ‘prophetic’, function we used to ascribe to art, here in the psychotherapeutic context of cinematherapy can be placed in what, according to Birgt Wolz and many other psychotherapists, is defined as ‘modern-day shamanism’. It is an internal work, a catharsis that often takes place in a closed box, without the interpretations of dialogue - a series of mental operations deeply involving our unconscious processes on the cognitive and emotional sphere (Tyson, Foster, and Jones, 2000), even outside our awareness.<br />Cindy Jones, editor, together with other illustrious scholars, of Cinematherapy, a website wholly dedicated to cinematherapy, describes the main guidelines for therapists in using cinematherapy for treatment. She suggests using a clip only after a stable relationship of counselling with the client has been established; she suggests being open to clips chosen by the clients themselves; knowing that cinematherapy cannot work for everybody; never advising a client to watch a screening without the necessary preparation and knowledge of the clip; focussing the work on the characters, the relationships, the processes taking place, thus promoting insight; suspending judgement on the movie or on the actors, if the movie has a therapeutic function; selecting movies that offer a positive role of the models, as well as hope and encouragement; starting with a list of films that can be used; discussing with other therapists in order to receive opinions and suggestions; advising the client to watch the movie with a friend or a member of the family; encouraging the client to take notes, during the viewing, of the most important points about the characters or the scenes the are most relevant for the client themselves. </span></div><span style="font-family:Arial;"><div align="justify"><br />What has been discussed so far describes the context of cinematherapy, but it is in the cinematic action itself that the essence of <strong>cinema-drama-therapy</strong> is expressed (E. Gioacchini, 2007); whether we use it in clinical contexts or just for playful and training purposes. </div><div align="justify">The syncretism of the dramatherapeutic and cinematherapeutic statute working in cinema-drama-therapy does not refer to the juxtaposition of these two techniques: 1) the dramatherapeutic operation has taken place and, once it’s been filmed with a camera, 2) it can be used for a therapeutic revision and elaboration by the group involved in the therapeutic context. It is definitely not this. To signify the intimate and deep way in which the two techniques are entwined it would be enough to notice how, in the supposed first phase, in which the dramatherapeutic process takes place, the very ‘eye’ of the camera recording the event has not only the unquestionable role of interfering element – if considered to be just a ‘recorder’ – but actually plays its own specific role in the whole operation. In the development of the dramatherapeutic process, there isn’t just a subject/object group to represent the other, the ‘active’ audience, in relation to the game played by the actors; but the whole group is subject to an ‘alien’ observation of the box-into-box type, introducing in the process a constant meta-categorisation and understanding no longer entrusted only to action. Shooting has, therefore, not only the function of recording –useful for re-elaborating– but it has its own function and operating rules. The group, the actors, the director in a dramatherapeutic context, know they are being recorded and this awareness creates continuous reactions of control and self-control in which, paradoxically, there’s a constant search for authenticity/spontaneity. </div><div align="justify">An example can help here: let’s consider the factor ‘resilience’ in the stress context of the drama that is taking place. It will no longer measure itself only with what the actors and the group are experimenting in the dramatherapeutic process, but it will have its own working time for the group as well as for the individual, even in the following phase of re-processing during the screening. In such a situation, one understands how cine-drama-therapy connects elements of theatre with those of cinema: the subject, while they play their part, are apparently ‘distracted’ by their ‘external narration’ and, almost always, offer a massive projection of themselves on stage. This happens thanks to the dramatherapeutic work that happened previously, while learning and interpreting the character (see dramatherapy). The recorded final scene can then be re-analysed and elaborated inside the group, just as it happens in cinematherapy, and here the actor becomes audience responsible of their own ‘action’. </span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-13359248560349422572009-04-17T10:25:00.000-07:002009-04-17T11:15:11.988-07:00ANXIETY AND CINEMA THERAPY: when "thriller" becomes healing! E. Gioacchini<div align="justify"><span style="font-family:arial;"><strong>Dramatherapy Workshop Freemind2008-2009 –</strong> <em>15th March 2009 Meeting-Discussion Group<br /></em><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVM1U3jYJ6BHllrxVq8gkhh0tVRXYm6t-a8f-CQdry2RC7Mq9e_4kS64QDkuknXHiWLnSVtBg1n_QbwqzRUUm4hZu2_xePy4PT0iEARRBPBbsrgaeJu2layYEfrxZwEvU3TwxSWYBa-2BC/s1600-h/2Cinema+Dramma.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325713874505576226" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 250px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVM1U3jYJ6BHllrxVq8gkhh0tVRXYm6t-a8f-CQdry2RC7Mq9e_4kS64QDkuknXHiWLnSVtBg1n_QbwqzRUUm4hZu2_xePy4PT0iEARRBPBbsrgaeJu2layYEfrxZwEvU3TwxSWYBa-2BC/s320/2Cinema+Dramma.jpg" border="0" /></a>A film, the way we usually intend it, records an event, whether it be real or artistic invention, describing it in successive frames arranged in time sequence. Even in the more modern world of digital technology, things are not different: the frame contains a complex series of data reproduced in their persistence/change in the frames that follow each other – in this case with an intrinsic saving in the process.<br />So, what is happening in real life is broken down in snapshots describing its specific evolution in terms of persistence/change. The fact that we do not perceive it this way, but as a time continuum, without interruptions, is, as we all know, simply the result of a limitation in our visual perception. Each of the snapshots is effectively the cross-picture of the event that is taking place at a certain time. It is a punctual reproduction of what is happening, maybe foretelling its future evolution and representing what was registered previously. We can see it as an icon frozen in time, as if it were out of it, because it freezes it in an immanent reproduction, sometimes leaving it deprived of the semantics of the event; in search for its ‘parents’ and its ‘children’, and yet conditio sine qua non [condition without which] this very event might happen. Sitting in a film-house, immersed in watching the film we are interested in, with each photogram – although we do not perceive it in its individuality – we question and we continuously falsify the hypotheses and ratify in retrospect what we have been shown. The flowing frames or the transforming succession of the various frames lets us meet with our sense and with that of the author’s project. That single snapshot, though, has its energetic potential of expression which is almost untainted, as it exceeds our expectations and betrays imagined evolutions as well as formal logics. After all, to be fair, the success of a movie is also due to this element of surprise.<br />In the world of motion-picture, the film has the power of representation, trivial or imaginative, of a culture and is, therefore, part of a need/function which is typical of every artistic endeavour. Nevertheless, together with dance and music, it differs from all other forms of art – painting, for example – for the kinematic aspect peculiar to it.<br />A culture has linguistic products, iconographic ones, ritual ones, mythical memories, which all perform specific organisational functions that can be studied anthropologically and sociologically. These can involve and share human experience in its multiple and complex aspects, both its physiology and its pathology. Art is one of them.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIRhn86YBZxzmI0ZhaKlMN1Aa5TV2FkDKUDOrSzAb4_AGUanXeaSbtw92L255ProHAARkk656L2voxLySsfBIJZQKPDvzZecIG2zucNsVUBh04l-oyVDOr9JaEfngy3NUYi-WmNq4T1bO9/s1600-h/Carotenuto+1.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325715936040044514" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 240px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIRhn86YBZxzmI0ZhaKlMN1Aa5TV2FkDKUDOrSzAb4_AGUanXeaSbtw92L255ProHAARkk656L2voxLySsfBIJZQKPDvzZecIG2zucNsVUBh04l-oyVDOr9JaEfngy3NUYi-WmNq4T1bO9/s320/Carotenuto+1.jpg" border="0" /></a>Artists, just like doctors, reveal, through their work, hidden relationships that go beyond the sensorial perception of reality and beyond the petty game of appearances. The quid [what], always specific, that constitutes their genius is mixed with a particular form of communication, understood as ‘revelation’. This function, in some cases, becomes prophetic, it anticipates the time to come, yet it is always strictly connected to a reality over which it lays a bridge of new visions.<br />The sense of any work of art, and inside it the sense of any creative act, is inscribed in the visible dialectics with its audience. Every artistic expression is the daughter of time, heir of the past and prophetic of the future, while it ‘discusses’ with its contemporaries, proves them wrong or serves them, condemns or exalts, depending on the case. Here is its shamanic function. This dialogue is sometimes conflict, at times it expresses itself through the torments of the artist’s inspiration, through the pain of the quest, the thin line between genius and folly, but, fundamentally, it belongs to every creative act. We can say there is Art because I can reproduce it in myself and it is perquisite of its invisible relationship with the collective that in this operation it doesn’t become a ‘thing’, or merely an aesthetic object. The symbolic field is, indeed, the place where artists and their creative act meet with the audience, because creativity belongs to all: geniuses, executors and absent-minded passers-by.<br />Art is, therefore, social cure, photograph of the community, storage of memories, hopes, illusions, criticism of the conscience of the ‘I’. It performs a function for human instinct that cannot be renounced. In it instincts balance each other between implosion and explosion, projecting themselves and being represented on the outside. That magic ‘as if’, referred to at the beginning of this article, in the very representation it has in art, gains the power of making our mind work, thus resolving conflicts and unmasking our double, so as to acquire the conscience of our true resources. This is what theatre and figurative arts can do and, unconsciously, this is what we feel in front of a good movie.<br /><br /><strong>Cinematherapy<br /></strong><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhidTScZEpHs7iDUpgLnWO8qqFLQK3OioDdBRrTw88akChwPMRL3ARkB-8selyehTMnIoJMCkUrWvcU3QSMFAJ0ihULhuJyRO1y8mmkWCQwh2x3TVxoWRuXAcEFKHLz76siZLDX289xfB_P/s1600-h/3+E-Motion+Pciture+Magic.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325713875805789698" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 223px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhidTScZEpHs7iDUpgLnWO8qqFLQK3OioDdBRrTw88akChwPMRL3ARkB-8selyehTMnIoJMCkUrWvcU3QSMFAJ0ihULhuJyRO1y8mmkWCQwh2x3TVxoWRuXAcEFKHLz76siZLDX289xfB_P/s320/3+E-Motion+Pciture+Magic.jpg" border="0" /></a>“Because of how it works, the mechanism creating cinematic images is, amongst all the means of human expression, the one that best represents the work of the human spirit during sleep. The darkness that slowly floods the hall is like closing one’s eyes. It is at this point that on the screen and in the depth of man starts the nightly incursion of the unconscious; the images, like in a dream, appear and disappear, time and space and the relative concepts of duration do not correspond to reality any longer” (Bonuel)<br />A first aspect we should consider when we analyse the therapeutic potential of a film is that most films are a downright allegory, not differently from stories, myths, fairy-tales and dreams. Fundamentally, it is this aspect that we use therapeutically in cinematherapy. The cognitive impact that heals, in the vision of a film used for this purpose, can be explained through recent studies and theories on creativity. The American scholar Dr Birgit Wolz, who has practiced cinematherapy for years, states that these theories suggest that the therapeutic aspect goes through seven different types of information that whe has recognised. Studies carried out on the subject say that we the wider access we have to this information the faster can we learn to solve our conflicts.<br />Watching the screening of a movie summarises all these seven information channels: logical/mathematical (the plot), verbal/linguistic (the script), visual/spatial (the images, the colours, the symbols), bodily/kinaesthetic (the movements), musical/rhythmic (the sounds and the music), interpersonal (storytelling), and intrapersonal (the internal dialogue). In her book, the author of E-Motion Picture Magic wants to show (tracing in a scientific way Bonuel’s idea, quoted at the beginning of this) that: “The viewing of a movie has a magic effect, more than any other means of narration. Movies have the power of depicting us outside ourselves and in the experience f their characters. Equally, it is often easier to keep distance and healthy perspective while watching a movie than it would be in real-life situations”. This is what, in the context of a therapy, would generate processes of transformation and healing.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3f5zCoCmt802VOw50RS3dBmYJm0SGmV1r997qoT5xSYJ_WBzQ_tpAq-xkxSTgUzDj_Tlma_VVQMQhyDkQhr18sB3IomiRw2ALqEGKU2afKDuUtA4NGPOoQTBxomT6cRxOduPOr59sZuT2/s1600-h/4+il+postino.gif"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325713881258666450" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 180px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3f5zCoCmt802VOw50RS3dBmYJm0SGmV1r997qoT5xSYJ_WBzQ_tpAq-xkxSTgUzDj_Tlma_VVQMQhyDkQhr18sB3IomiRw2ALqEGKU2afKDuUtA4NGPOoQTBxomT6cRxOduPOr59sZuT2/s320/4+il+postino.gif" border="0" /></a>“<em>Many movies have a mythic message that tells us about our virtues and about our real self” says the scholar</em> “…and extracting gold in movies means discovering our best characteristics, our hidden attributes, thus understanding how we project theses virtues on heroes and heroines”. The process of identification that takes place with a character would therefore help us to develop an inner energy, since we draw from deep, forgotten resources, and to become aware of the right opportunity for the use of those very resources. The author herself has gone through this kind of deep emotional experience in the viewing of Massimo Troisi’s Il Postino (1994). Character of Mario, a man who certainly does not have a complex personality, without the important acquaintance with a person such as Pablo Neruda, would have kept on running the peaceful life of any other Italian living on the island. It is the friendship he develops with the great writer that acts as a catalysing element towards the discovery of the beauty around him and his love for poetry.<br /><br />“<em>The tenderness in the relationship between Mario and Neruda and the authenticity Mario was showing have touched me deeply</em>.” states the scholar “<em>After the end of the movie I realised that this feeling was inside me and I realised that the movie had made me aware of values I still held deeply and that had gone unnoticed in my daily life. I then decided to bring these qualities forward, spending more time on my own in nature in order to simplify my life and bring more tenderness and authenticity in my relationships</em>”.<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgdXgEduR4F3Clq0gjn96a-1K4be94ibGtyZ7ZWOVDdDhy0f-AxUStE5RQw_5ADb0Y7wT_7fqnEA_GXv6IFgfjCpy3Iozsrpf7Yd6V651DwTNJtJabKM2SHVcfgDl3-U7nTp6M3MjDUk9u/s1600-h/4Thelma+%26+Louise.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325713882074270402" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 185px; CURSOR: hand; HEIGHT: 126px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgdXgEduR4F3Clq0gjn96a-1K4be94ibGtyZ7ZWOVDdDhy0f-AxUStE5RQw_5ADb0Y7wT_7fqnEA_GXv6IFgfjCpy3Iozsrpf7Yd6V651DwTNJtJabKM2SHVcfgDl3-U7nTp6M3MjDUk9u/s320/4Thelma+%26+Louise.jpg" border="0" /></a>In my profession, I have often used films with my patients. A therapeutic use inside a methodological structure that made a movie, or some of its parts, the stirring element in the hypnodrama sessions I usually run. The modifications of the state of consciousness allowing the subject to observe their own story from different angles, just like light trance in hypnodrama, were stimulated further by the fiction of the screening which, at the same time, would stimulate identification and distance from the plot thereof.<br /><br />The intervention of the therapist, in that particular context, would then become the expression of an ‘auxiliary I’ stimulating the internal dialogue of the subject, thus reconnecting them to the reality of their own story.<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO85M-MRS9ozhmQvrU3anyUUk8rU5tver-hCfwBzc8mFUFskdzfCxRvX_mt6WK6q9sqXUrZh9uOakvm5KrobiWP8c_niGLxcKrFw5xX01xD2pGXduMBdgJyGIAYsBkKPGaK5DhqwpCgB04/s1600-h/4+Sliding+doors.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325713884978843106" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 224px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO85M-MRS9ozhmQvrU3anyUUk8rU5tver-hCfwBzc8mFUFskdzfCxRvX_mt6WK6q9sqXUrZh9uOakvm5KrobiWP8c_niGLxcKrFw5xX01xD2pGXduMBdgJyGIAYsBkKPGaK5DhqwpCgB04/s320/4+Sliding+doors.jpg" border="0" /></a>On this subject, Professor Paolo Pancheri, psychiatrist and former President of the Italian Society of Psychopathology, in his presentation of a book by Gianni Canova, Healing with Cinema (2001), stated that: “<em>Cinema induces in any person a change in the state f consciousness. The audience temporarily enter an induced dreamy state, kept and dragged both by the story told in the movie and by the powerful suggestions of the images. The movie induces a peculiar twilight state, in which objective reality is blanked out and subjective experiences induced by the cinematic sequences temporarily represent the only reality</em>”.<br />One of my patients, an artist, recently commented on what she was experiencing: along the same lines of the Cubist Movement, a kind of breaking-down of one’s experience, as if seen from different perspectives, and yet summarised in that dynamic picture made up of the film sequences, in which every broken-down part contributed to the essential keeping of the subject’s identity, who was free to space out even in the dark places of their history without fear. </span></div><span style="font-family:arial;"><div align="justify"><br />Professor Mastronardi, expert in cinematherapy, in a recent publication states: “<em>The selection of the contents to be channelled constitutes the peculiar character of the research, together with how to ‘prescribe the individual film-product’ and how to take it. These use dynamically active elements which are able to structure ‘native emotional cognitivity’ or ‘native enlightenment’ stimulated from the outside and particularly active on the emotional level. They are, therefore able to carve themselves in the individual’s mind so as to favour a more functional evolution of every single frame of the person’s life, because of those alternative behavioural paths</em>” suggested on the level of the film emotion. Professor Mastronardi has already prepared a full <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihXcKTjhtWeoPUA9aNXEF_s0liSGax0YOoRRya4jlBPDffhnvGsmwG2bXjKvD5aSvH7JweuQjRx0Pjr6kIgOXksYH0nDgoOivBOLxF_Khnx0xDBHQtQanZnvc1lv-1-WrvX9qtjQyEZmhK/s1600-h/Filtmtherapy.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325715947490217906" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 207px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihXcKTjhtWeoPUA9aNXEF_s0liSGax0YOoRRya4jlBPDffhnvGsmwG2bXjKvD5aSvH7JweuQjRx0Pjr6kIgOXksYH0nDgoOivBOLxF_Khnx0xDBHQtQanZnvc1lv-1-WrvX9qtjQyEZmhK/s320/Filtmtherapy.jpg" border="0" /></a>movie-archive of works that can be used for therapeutic purposes, depending on the context and situation of the therapeutic intervention. Gianni Canova, Lecturer of History and Criticism of Cinema at the IULM, in Milan, and Director of Duel, a monthly magazine on cinema, is carrying out a similar project. In his book Healing with Cinema (see above) he offers a filmography arranged by ‘conflicts’, almost ready for use, but still stimulating as far as research in this field is concerned. The author starts his discussion trying to answer the same question we asked ourselves on why cinema is potentially such a therapeutic tool. “<em>I remember some winter afternoons in Milan, when the “pain of living” - its lack of meaning… - seemed natural in the fog that was swallowing you…We would go to the cinema, to watch anything, as long as it was a movie. Huddled up on the third row, like a foetus, we would be flooded by images of worlds coming out of the screen. Ninety / a hundred and twenty minutes of really intense therapy: on the way out we always felt better and it seemed that the world - almost always still wrapped in fog - was better - had more sense - than we thought before buying the ticket and plunging in the bright darkness of the hall. What was cinema healing us from? What illness could it help to defeat?</em>” </div><div align="justify"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2j8iA84Hgg55joTX6sDXllBU5dNnRzDKI5jRfeH8XlY8JYUfgT_kLg80YYdZ3x2wFEyDvKo00dVk3xkS4UCOpMtNpSgFvznH9CaImueXRbqvlP9mzEnooOCFx8bZQsmy6Kid1kUxa0FGT/s1600-h/cinema-drama-therapy++site.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5325715941731055874" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 150px; CURSOR: hand; HEIGHT: 218px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2j8iA84Hgg55joTX6sDXllBU5dNnRzDKI5jRfeH8XlY8JYUfgT_kLg80YYdZ3x2wFEyDvKo00dVk3xkS4UCOpMtNpSgFvznH9CaImueXRbqvlP9mzEnooOCFx8bZQsmy6Kid1kUxa0FGT/s320/cinema-drama-therapy++site.jpg" border="0" /></a>Beverly West e Nancy Peske, editors Cinematherapy, an American magazine with wide circulation and with a female audience of all ages, from twenty- to sixty-year olds, and from all social backgrounds, published some years ago Cinematherapy for the Soul: The Girl's Guide to Finding Inspiration One Movie at a Time (2004), the latest of a series of manuals for using movies as self-help in different situations. This book, predominantly conceived for women, with the subtitle “A film for all moods”, is an interesting and funny film manual now available also in Italy and published by Feltrinelli. The authors suggest cinematherapy as a less invasive way of self-healing, even as an alternative to psychotherapy.<br />We welcome these ideas and there should be a democratic space for intelligent, independent evaluations. We are far from the rhetoric that sees the solution to personal problems as necessarily coming out through a painful delivery by our intellect and our emotions in a psychotherapeutic environment.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdA7Sb0vfKzafW39YXB74b-JxsCqhJtlozr6lT4zVSWmUpeczV-ovYqIO5kulmJTuBtvBHfZPRuot7jJQS8ljYHNfkircpcyBZ1IG2cmR1YmilTCj7QqU87DrRuwKhh4LqZ8ae4q_UAJyX/s1600-h/7+R.+Burton.jpg"></a>A person can also heal ‘on the way’ before reaching the ‘hut’ in which the ‘sorcerer’ practises his art, in spite of the idea of psychotherapeutic ‘orthodox’ religion as the only way to solve conflict. We also believe that often Buddha, when met on the street, should be killed (this the title of an irreplaceable book in the Astrolabio collection, a debunking of the useless therapist who should never create dependence) as soon as possible and not necessarily with his permission. It is also true, though, that a real therapy should necessarily go through the relation with the other, in order to avoid the risk of stereotypical operations of hypertrophy of our Ego, in which the self-reference of solutions can only shuffle the cards and procrastinate the answer to our conflict. Therefore, kinds of short therapy centred on the resources of the client, which use tools such as cinema or theatre, open a wide theoretical discussion on how to solve people’s problems. This is, for example, the direction in which Connie Sharp is working: Professor of Psychology at the University Pittsburgh, Connie has started actual courses in Cinematherapy.<br /></div></span>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-32056862452212468812009-04-01T11:28:00.000-07:002009-04-01T11:51:46.879-07:00L'Arte del Patchwork e le Tonsille di Tardelli<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyIPR1s7fyAb5wlfgv_4JHjBpoZiRuWvij2O8AMYYdsO8GX32bZZ4GQ8_M4lWtmM6MWR29v-uZSYKD9ANLCM5Y2vJSlZEPXBEJ6Yv5ajGnONXA1mB2WSjdJjvzp9h0vaaMsDqrmnXvR26O/s1600-h/La+Vedova+Americana.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5319794907099493666" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 232px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyIPR1s7fyAb5wlfgv_4JHjBpoZiRuWvij2O8AMYYdsO8GX32bZZ4GQ8_M4lWtmM6MWR29v-uZSYKD9ANLCM5Y2vJSlZEPXBEJ6Yv5ajGnONXA1mB2WSjdJjvzp9h0vaaMsDqrmnXvR26O/s320/La+Vedova+Americana.jpg" border="0" /></a><br /><div>@ Maria Pina<br /></div><br /><div>"<strong><em><span style="color:#000099;"><a href="http://www.youtube.com/watch?v=gV_QZdqRgAs">La Vedova Americana</a></span></em></strong>"</div><br /><div></div><div>Il sollievo di un’infantile commozione, guardando la monetina avanzare nel vuoto verso Demi Moore , offertale dal fidanzato ormai fantasma.<br />Contemplare il mistero benevolo degli angeli intabarrati che vigilano sull’umanità operosa della biblioteca di una grigia Berlino.<br />Sognare un uomo che raccolga il mio invito alla vita, come Colin Firth accoglie l’invito al tango della sposa americana di suo figlio.<br />Rovesciare il tavolo, urlare il proprio no alle storture del mondo (costi quel che costi), come Totò che grida l’unica, azzeccata parolaccia della sua carriera al nazista che ha “carta bianca”, indicandogli l’uso opportuno di quella “carta bianca” (importante: guardare questa scena e l’intero film con un congiunto anziano, in una domenica uggiosa, stravaccati sul divano come due gattoni pigri).<br />Emozioni da tante scene di tanti film , variegate come le pezze di una coperta folk, messa insieme con mille scampoli di stoffa. Nessuna coerenza di colori , dimensioni, temi e fantasie , ma , accostati insieme, questi scampoli formano un’ unica sinfonia di accordi miracolosamente armonici, una trama che svela ciò che siamo più di un’autobiografia: è il film della nostra vita interiore.<br />E allora , via libera alla tenerezza e alla speranza con Harvey Keitel e l’anziana donna cieca che, nell’inganno reciproco, si regalano un Natale insieme.<br />Che male c’è a ridere a crepapelle con Nino Manfredi , barbiere di Ceccano , trasferitosi per amore nelle Marche per straziare, ma di baci saziare, la sua Marisa?<br />Ritrovarsi a desiderare una vecchiaia fiabesca dove un anziano e ancor seducente Marcello Mastroianni offre il suo amore alla vedova americana .<br /><br />Se questa mia coperta può ospitare tutto , voglio che ci sia anche l’urlo di vittoria di Marco Tardelli, quando segna il goal alla Germania (Mondiali di Spagna , 1982) che non è la scena di un film, ma che mi piace guardare e riguardare per ricordare a me stessa il sapore frizzante che ogni tanto la vita ci fa assaggiare.<br /></div><div></div><div><span style="font-size:85%;"><strong><span style="color:#330033;">Scheda Film<br /><br /></span></strong>"<a href="http://www.youtube.com/watch?v=gV_QZdqRgAs"><span style="color:#000099;"><strong>La Vedova Americana</strong></span></a>" (Used People, 1992)<br />Cast, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/b/kathy-bates/index-186120.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Kathy Bates</span></a><span style="font-size:85%;"><span style="color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/m/marcello-mastroianni/index-105756.html"><span style="color:#000099;">Marcello Mastroianni</span></a><span style="color:#000099;">, </span></span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/b/matthew-branotn/index-222052.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Matthew Branotn</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/c/charles-cioffi/index-278263.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Charles Cioffi</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/d/diane-daquila/index-289681.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Diane D'aquila</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/d/bob-dishy/index-294665.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Bob Dishy</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/f/gil-filar/index-300118.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Gil Filar</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/f/maia-filar/index-300119.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Maia Filar</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/g/david-gow/index-307034.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">David Gow</span></a><span style="font-size:85%;color:#000099;">, </span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/g/luis-guss/index-308911.html"><span style="font-size:85%;color:#000099;">Luis Guss</span></a><span style="font-size:85%;"><br /><span style="color:#330033;">Regia</span><br /></span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/k/beeban-kidron/index-318620.html"><span style="font-size:85%;">Beeban Kidron</span></a><span style="font-size:85%;"><br /><span style="color:#330033;">Sceneggiatura</span><br /></span><a href="http://it.movies.yahoo.com/artisti/g/todd-graff/index-307145.html"><span style="font-size:85%;">Todd Graff</span></a><span style="font-size:85%;"><br /><span style="color:#330033;">Durata 01:58:00<br />Genere Commedia<br />Distribuito da PENTA FILM (1993) - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO</span> </span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4411123505944136821.post-58213020699919490332009-02-20T10:04:00.000-08:002010-06-18T09:33:35.125-07:00Cambiare, Rinascere, Andare avanti<div align="justify">@ Maria Pina<br />
<br />
<span style="font-family: georgia;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm9at6QxlA647m_kz9wgZBswkVZwPdO4QEpsojxdgt340nQI7oyRTPPhuwr7SetXkWjZELz4Ky8ZCiGSHxMuPhrOqGiayfPddxacQU76LEXff1cmIyFRrkt3-w8q1XveBBWWypj-NPPf12/s1600-h/Friday+I%27m+in+love.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5304944156780292018" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm9at6QxlA647m_kz9wgZBswkVZwPdO4QEpsojxdgt340nQI7oyRTPPhuwr7SetXkWjZELz4Ky8ZCiGSHxMuPhrOqGiayfPddxacQU76LEXff1cmIyFRrkt3-w8q1XveBBWWypj-NPPf12/s320/Friday+I%27m+in+love.jpg" style="cursor: hand; float: left; height: 83px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 124px;" /></a></span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Adoro certi film di cassetta o alcuni generi di romanzi di successo -ma non solo questi, sia chiaro. Quelli in cui c’è un protagonista imprigionato nella routine, bloccato dalle abitudini, soffocato da un egoismo inerte, incapace di andare avanti. A questo tapino succede all’improvviso di incontrare una persona straordinaria o ,molto più semplicemente, tanto diversa da lui che lo fa cambiare e gli fa scoprire qualcosa di sé che non sapeva.<br />
Ed allora il nostro eroe muta il proprio punto di vista, rivoluziona la propria vita, supera i suoi blocchi e cambia, torna a vivere con pienezza la propria vita , impara a esprimere ciò che ha dentro.<br />
Così la casalinga triste e obesa diventa una manager della bellezza, dopo aver incontrato la vecchietta alla casa di riposo che le racconta la storia di un posto dove si servivano pomodori verdi fritti.<br />
Allo stesso modo, il triste professore universitario si scopre felice musicista di strada, dopo aver incontrato due clandestini che gli avevano occupato il suo appartamento di vedovo<br />
E che dire del figlio dell’esule che trova la pace con sé stesso e con le proprie radici dopo aver incontrato il figlio di un cacciatore di aquiloni?<br />
Scene e pagine emozionanti, ma mai quanto una rinascita personale avvenuta affrontando giorno dopo giorno la propria vita quotidiana, priva di eventi eclatanti, senza attendere la persona fantastica che ti cambierà .<br />
Alzarsi ogni mattina per affrontare un giorno uguale a ieri, ripetere gli stessi gesti, lavorare con impegno, stringere i denti per studiare, dimenticando l’attesa di un’alba che tarda a venire.<br />
<strong>E, a un tratto, capire che si è diventati diversi da quello che si era “prima”</strong> -c’è sempre un “prima”.<br />
Non ancora rinati, ma senza dubbio cambiati.<br />
Il corpo si è rafforzato, la mente è lucida, l’istinto chiede di essere ascoltato, s'impara a offrire il proprio viso al vento e a cacciare la propria testa sotto l’acqua, perché è bello sentire il mare sopra di sé.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div><div align="justify"><strong><a href="http://www.youtube.com/watch?v=NV19InMqicI"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Friday I'm In Love</span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> -The Cure-</span></strong></div><div align="justify"><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I don't care if Monday's blue/ Tuesday's grey and Wednesday too/ Thursday I don't care about you/ It's Friday, I'm in love/ Monday you can fall apart/ Tuesday, Wednesday break my heart/ Oh, Thursday doesn't even start/ It's Friday I'm in love/ Saturday, wait/ And Sunday always comes too late/ But Friday, never hesitate...</span></em><br />
</div><div align="justify"><em><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></em></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">@ Director</span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">Lettera breve ad una amica</span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">Cara Pina, dimmi...ma quante sessioni Cinema Therapy hai fatto per pensare così? Nemmeno una? Forse qualcosa nella drammaterapia con me...ma non basta. Ma non frenare, per carita non frenare questo viaggio. Compra panini e popcorn; sbaglia ed infila la cannuccia nella bibita del vicino di poltorona (!), ma goditela fino in fondo la proiezione privata e pubblica della tua vita! </span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">Director</span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">Ps.</span></div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 85%;">Musica calzante ed incalzante, wow!</span><br />
</div><div align="justify"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div><div align="justify"><span style="color: #330033; font-size: 85%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><strong>Lyrics:</strong> </span></span><a href="http://www.sing365.com/music/lyric.nsf/Friday-I"><span style="color: #330033; font-size: 85%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><em>Friday I'm in Love</em> ,</span></span></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> <span style="color: #330033; font-size: 85%;">by The Cure</span></span></div>Cinematherapy & Cinema-Dramaterapia Teamhttp://www.blogger.com/profile/11088031386426498916noreply@blogger.com0